Lei è Giulia Maleti, ma nei miei ricordi credo che rimarrà sempre la Giulym, in onore dei bei tempi in cui andavamo a scuola e ogni anno ci vestivamo con uno stile completamente diverso dall’anno precedente. Io me la ricordo con jeans larghi, maglietta nera stretta e la buona e giusta rabbia tipica di un’adolescente di tutto rispetto. In questi anni non l’ho mai persa di vista: è sempre stata sensibile ad ambiente e sostenibilità, con una gran voglia di lasciare il segno in quello che faceva. Ora ha 35 anni e vive in provincia di Modena. A ottobre del 2019 ha aperto il suo ristorante Vegano a Modena, il Manipura Eat Green.
Ciao Giulia, parlami di Manipura, cos’è?
Dopo tanto tempo passato davanti ai fornelli di casa a provare e sperimentare, ho deciso che era arrivato il momento di condividere davvero le mie ricette..non solo dal blog! E siccome non potevo aprire le porte di casa a tutti, ho deciso di farlo aprendo un locale nel centro di Modena.
Si chiama Manipura ed un vero concentrato di filosofia green: un take away etico, biologico e salutare, con proposte vegetali adatte a tutti i palati. A scrivere questo nuovo capitolo mi aiuteranno Alice, Monica e tutti coloro che, anche se non sono vegani, vogliono avvicinarsi a uno stile di consumo più etico.
Perché “Manipura”?
Manipura, secondo la tradizione indiana, è il terzo chakra, il vortice di energia situato nel plesso solare, tra l’ombelico e lo sterno, che regola la digestione e quindi la trasformazione della materia, in questo caso il cibo che ingeriamo, in energia vitale che utilizziamo ogni giorno. Letteralmente significa “la città del gioiello splendente” e quindi la nostra missione è fornire il miglior cibo, sano, biologico e locale per ricaricare il corpo ma anche la mente per fare splendere tutti ogni giorno di più!
Cosa si può trovare al Manipura Eat Green?
Ovviamente utilizziamo solo ingredienti vegetali e cruelty free nel rispetto di tutti gli esseri viventi del nostro pianeta. Scegliamo materie prime biologiche e locali per salvaguardare l’ambiente e i produttori locali e ingredienti del commercio equo-solidale nel rispetto dei diritti dei lavoratori anche degli altri paesi. In più il packaging è totalmente biodegradabile e riciclabile per ridurre i rifiuti e limitare l’impatto sul nostro pianeta.
Sei vegana già da diversi anni. Quando hai fatto questa scelta e perché?
Fin da molto giovane, sono sempre stata molto sensibile verso le tematiche ambientali, attenta al rispetto per l’Ambiente e per i diritti umani, così, dopo un periodo da vegetariana, nel 2013 ho deciso di diventare definitivamente vegana. La decisione è maturata dopo aver visto alcuni filmati sulle condizioni disumane in cui vivono gli animali negli allevamenti intensivi e dopo essermi documentata sui danni ambientali che questo tipo di “produzione” comporta, nonché sull’ingiustizia insita nell’attuale modello di distribuzione dei cereali che, invece di essere destinati al consumo umano, garantendo così l’eliminazione del problema della fame nei paesi poveri, vengono utilizzati per l’alimentazione degli animali “da reddito”, andando così ad aggravare il problema dell’obesità nei paesi ricchi.
Quali sono state le difficoltà maggiori in questo cambiamento?
Le maggiori difficoltà che ho incontrato non riguardano, come si potrebbe pensare, nel fatto di dover rinunciare a qualche cibo in particolare, bensì nel far comprendere agli altri, soprattutto ai miei famigliari, le motivazioni dietro a questa mia scelta e nel rassicurarli del fatto che una dieta vegana equilibrata fosse l’ideale sia dal punto di vista medico che dal punto di vista etico.
Da diversi anni hai un blog e sperimenti ricette di cucina. Quando è perché hai deciso di iscriverti a un corso di cucina professionale e quindi di cucinare per lavoro?
Uno degli aspetti più positivi dell’essere diventata vegana, oltre al fatto di risparmiare la vita a tante creature innocenti, è stato quello di scoprire ingredienti e sapori nuovi, provenienti da culture diverse ma anche dalla nostra antica tradizione culinaria. Ho sempre amato cucinare, ma da onnivora il mio panorama culinario era molto limitato; diventando vegana, invece, mi si è aperto un mondo di gusti, colori e sapori incredibili, impensabili per un palato assuefatto ai cibi animali. E la quantità di ricette da provare era veramente enorme quindi ho deciso di iniziare a sperimentare e condividere sul blog i piatti più riusciti, per dimostrare che mangiare vegano non vuol nutrirsi solo di triste insalatina. Man mano che sperimentavo, questa passione per la cucina cresceva in modo esponenziale tanto che, anche mentre ero a lavorare, cercavo o ideavo ricette nella mia mente… e così ho capito che avrei voluto trasformare questa passione in una vera e propria professione. Non è stato facile abbandonare un lavoro sicuro e decidere di fare un salto nel buio, ma una volta presa la decisione di frequentare il corso per vegan chef organizzato da “A scuola di Gusto” a Bologna e aver lavorato come aiuto-cuoco presso “Julienne”, ristorante vegano e vegetariano a Modena, tutto è sembrato andare al proprio posto.
Cosa ti piace di più di questo mestiere?
Ciò che preferisco di questo lavoro è riuscire a trasformare le materie prime che la terra ci offre per creare qualcosa di nuovo e speciale che faccia star bene chi gusterà quel piatto, è come se l’amore che metto nella preparazione si infondesse nel piatto finale per diffondersi nel mondo.
Qual’è il tuo piatto preferito? Qual’e il tuo ingrediente preferito?
I miei ingredienti preferiti sono il riso basmati che mangerei a colazione, pranzo e cena (cosa che effettivamente faccio), la cannella, che metto anche nel caffè, e il curry… perché con un pizzico di curry tutto è più buono!
Quindi il mio piatto preferito non può che essere un bel riso basmati caldo con verdure e ceci profumato al curry, e poi hummus… hummus tutta la vita!
Qual è la caratteristica personale che ti distingue nel tuo lavoro?
Nel mio lavoro credo di essere molto precisa, attenta ai dettagli ma anche curiosa e sempre ansiosa di migliorarmi!
Essere donna in questo ambito è un vantaggio, uno svantaggio o è indifferente?
Per il momento mi ritengo fortunata per il fatto che, nel contesto in cui mi trovo, essere donna non costituisca né un vantaggio né uno svantaggio.
Però da donna posso dire che noi donne abbiamo un pizzico di sensibilità e di creatività in più che in cucina aiuta molto.
In generale l’abbracciare uno stile di vita più consapevole si espande in tutti gli ambiti della tua quotidianità, non solo l’alimentazione. Quali sono i tuoi principi fondamentali?
Essendo molto attenta alle tematiche ambientali ovviamente questo si riflette anche nelle scelte che compio quotidianamente, come per esempio il fatto di preferire il più possibile frutta e verdura di stagione da coltivazione biologica acquistata direttamente dal contadino, cosa che tra l’altro mi evita di riempire la casa di sacchetti o confezioni di plastica. Per lo stesso motivo scelgo di non acquistare acqua in bottiglia ma utilizzo l’acqua del rubinetto e cerco di limitare, quando possibile, i prodotti usa e getta per la cucina e per la pulizia, preferendo invece prodotti riutilizzabili come i panni in microfibra e fazzoletti di cotone.
Da tempo ho ridotto l’utilizzo dei tamponi grazie alla coppetta mestruale e agli assorbenti lavabili. E in generale se non posso autoprodurre preferisco acquistare prodotti eco-bio senza tanti imballaggi per limitare gli sprechi.
Ovviamente la filosofia zero waste è parte anche dalla cucina: cerco di comprare consapevolmente ed utilizzare tutte le parti degli alimenti… come le bucce degli agrumi, gli scarti delle verdure ecc.
Per quanto riguarda l’abbigliamento cerco di evitare le catene delle multinazionali preferendo il second Hand e i prodotti made in Italy.
Per saperne di più visitate il sito del Manipura Eat Green e seguiteli su Instagram!

Cosa ne pensi?