Alice la conosco dalla prima media. Era una mia compagna di classe, nonché vicina di casa, ma fino ad allora non lo sapevo. Siamo state in classe insieme dalla prima media alle quinta superiore, passando diversi anni insieme tra compiti a casa e scorrazzate in bicicletta al sabato pomeriggio. Con l’università ci siamo un po’ perse di vista. Lei si è impegnata nella facoltà di scienze della formazione ed ora è educatrice in un asilo nido, un lavoro che le si addice e che sentiva suo da quando era una ragazzina.
Alice è sempre stata un angioletto. Bionda, occhi azzurri, piccolina. Il tempo sembra averla ibernata nelle sembianze di una bambolina. Ma sotto quel visino angelico si è sempre nascosta una ragazza tosta, di quelle che le bastava uno sguardo per farti impietrire.
Adesso è giocatrice e allenatrice di una squadra di quidditch e l’ho voluta intervistata per capire meglio di cosa si tratta. Buona lettura!
Alice, iniziamo con le basi: cos’è il quidditch? Come è arrivato nella vita reale? Usate delle scope vere? Come gestite il boccino?
Il quidditch è nato dalla fantasia di J.K. Rowling nel libri di Harry Potter. È stato trasposto nella vita reale come sport nel 2005 negli U.S.A. da appassionati della saga. Inizialmente si utilizzavano vere e proprie scope come nei libri, col tempo sono risultate pericolose negli scontri dato che la rottura poteva provocare ferite dovute a schegge appuntite del legno. Dal 2005 ad oggi si sono avvicendati numerosi regolamenti, che hanno validità internazionale, volti a perfezionare la regolamentazione di questo sport e tutelare il più possibile i giocatori per quanto riguarda l’attrezzatura consentita. Per cui ora durante i tornei ufficiali, l’attrezzatura e quindi anche le “scope” vengono fornite dall’organizzazione del torneo. Non ci sono “scope” personali anche perché ora vengono utilizzati pali in Pvc spesso comunque soggetti a rotture o deformazioni e che necessitano di essere sostituiti frequentemente. Anche la regolamentazione riguardante il boccino è variata molto dai suoi esordi. Il boccino è in concreto una pallina da tennis inserita in un apposito calzino attaccato tramite velcro ad un pantaloncino indossato da un boccinatore. Il boccinatore è un giocatore neutrale (non appartenente a nessuna delle squadre giocanti) che indossa questi pantaloncini e una maglia di colore giallo (nessuna squadra può utilizzare questo colore in modo prevalente nella propria divisa) che entra in campo al 17° minuto di gioco. Il suo compito è quello di non far prendere il boccino a nessun cercatore. Un boccinatore è tanto più preparato e di livello tanto più tempo riesce a rimanere in campo. Al 18° minuto della partita entrano in campo i cercatori (uno per squadra ed hanno in testa una fascetta gialla) che hanno il compito di catturare il boccino. La cattura del boccino vale 30 punti e determina la fine della partita se la cattura viene decretata valida dal team arbitrale. Per cui non c’è un tempo massimo della durata delle partite.



Il quidditch è uno sport vero e proprio in Italia, con tanto di nazionale giusto?
In Italia esiste una nazionale italiana che ha partecipato a diversi mondiali di quidditch di cui uno si è disputato a Firenze nel 2018. I mondiali si disputano ogni due anni alternati agli europei. Ogni anno vengono organizzati anche gli eqc (european quidditch cup) che coinvolgono invece i team dei vari club europei. Ci si accede tramite qualificazioni nel proprio paese. Per esempio lo scorso anno il mio club Hinkypunks Bologna quidditch si è qualificato ed è stata una delle due squadre italiane a partecipare all’eqc in Belgio. In realtà come Stati Uniti e Inghilterra, il quidditch è uno degli sport praticati all’interno dei campus universitari. In Italia purtroppo non è ancora molto conosciuto per cui ad oggi esistono poche Asd e squadre appena formate che si autosostentano con le quote dei propri giocatori. In Italia il quidditch viene coordinato dall’A.I.Q. (associazione italiana quidditch) a cui ogni giocatore è affiliato. Al momento si gioca unicamente con la categoria senior (dai 14 anni in poi) ma ci auguriamo di poter avere un giorno anche il settore giovanile.
Da quanto tempo giochi a quidditch e come hai iniziato? Cosa rappresenta ora per te?
Ho conosciuto il quidditch nell’estate del 2014, è stata la prima volta che leggevo la saga di Harry Potter e ne rimasi affascinata. Seguendo varie pagine Facebook a tema scoprii la possibilità di fare un campo estivo e lì per la prima volta giocai ad una versione semplificata del quidditch babbano (muggle quidditch sarebbe la definizione del quidditch giocato non dai maghi). A settembre di quell’anno ho visto che a Bologna dei ragazzi stavano cercando di fondare una squadra e scrissi subito alla pagina Facebook per provare. Quella prima squadra non andò in porto, ma il 5 novembre 2014 con altri 4 ragazzi fondammo gli Hinkypunks Bologna quidditch. All’epoca praticavo calcetto femminile ma il quidditch mi rapì completamente e tutt’ora rimane una fondamentale parte della mia vita. Quello che più a fatto la differenza è stato il clima, il calore umano, un senso di accettazione dell’altro a prescindere da tutto, un’inclusività mai sperimentata prima. Ricordo ancora la prima volta che siamo andati a Milano per un quidditch day (giornata di tornei fantasy liberi) e le squadre più esperte ci hanno accolto a braccia aperte, insegnandoci tutto ciò che sapevano, facendoci sentire parte del gruppo e non gli ultimi arrivati. Così come squadra di Bologna ci siamo impegnati per anni a girare tutta Italia per aiutare nuove squadre a nascere e organizzare eventi sia ufficiali che non, per promuovere e mantenere questo modo nuovo di vedere lo sport dove la competizione e l’agonismo sono sul campo e spronano al miglioramento negli allenamenti, ma al di fuori si è amici e sempre pronti a darsi una mano come ospitare a casa i giocatori delle squadre avversarie o il condividere esercizi per gli allenamenti e consigli di gioco. In questi anni è chiaro che ci sono stati alti e bassi, ma i forti momenti di difficoltà in cui ho pensato di abbandonare sono sempre stati compensati dalla vicinanza delle persone che ho conosciuto in questo ambiente e che incarnano fortemente i sani valori di inclusione, non giudizio, sincero aiuto reciproco e semplicità che condivido profondamente e che non ho trovato in nessun altro ambiente. La mia squadra è la mia seconda famiglia. Già la mia di origine è molto grande e vicina, rappresenta le mie radici a cui sono molto legata, gli Hinkypunks sono la metà che mancava, quella che mi porta a conoscere il mondo, viaggiare e avere come compagni di viaggio persone tra le più diverse e uniche. La magia del quidditch esiste e risiede nelle persone che lo vivono, sono il mio mondo fantastico. E dire che il resto del mio tempo lo trascorro al lavoro, ma che non è un lavoro è l’altra mia passione. Non faccio l’educatrice, sono un’educatrice di asilo nido. Anche questo ambito lascia ampio spazio alla mia immaginazione e fantasia e mi permette di giocare e meravigliarmi ogni giorno insieme ai bambini. Sia la vita al nido che quella nel quidditch riescono a stimolarmi e indurmi a migliorarmi ogni giorno mettendomi alla prova in capacità organizzative e gestionali di allenamenti o attività e capacità relazionali confrontandomi con tanti bambini e tanti ragazzi, ognuno col suo percorso e la sua personalità.

Qual’è il tuo ruolo? Che capacità/attitudini ci vogliono per giocare a quidditch?
Inizialmente giocavo come cacciatrice (si porta una fascia bianca in testa e sono i giocatori che possono toccare la pluffa e fare goal negli anelli). Ora a seguito di un infortunio al ginocchio mi occupo quasi esclusivamente degli allenamenti e della gestione della squadra durante le partite. In media ci sono più maschi che femmine come giocatori perché è uno sport misto, di contatto in cui sono previsti placcaggi e in cui la prestanza fisica può avere un certo peso, ma che può essere compensato perfettamente da strategia, tempismo, tattica e affiatamento coi compagni. Nel quidditch chiunque può trovare il proprio posto dato che ci sono diversi ruoli anche molto diversificati tra loro e al contempo danno spazio ad interpretazioni del tutto confacenti alle proprie abilità personali. Ho visto tanti giocatori che non avevano mai fatto sport, diventare eccellenti nel quidditch, non senza dedizione o fatica, ma l’impegno viene ripagato da tutto il contesto della squadra che funge da supporto del singolo. Nella mostra squadra usiamo ripeterci: “Tutti sono importanti, nessuno è indispensabile“. Personalmente sto cercando di rimettermi in forma dopo una serie di interventi che ho subito e che mi hanno costretta ad un ruolo meno attivo, ma spero di poter tornare presto a giocare anche se non in competizioni ufficiali.


Che caratteristiche deve avere buon allenatore?
Questo periodo ai margini del campo mi ha aiutato ad approfondire diversi aspetti del gioco e anche a conoscere meglio i miei compagni di squadra come giocatori. Come coach cerco di capire in prospettiva le potenzialità di ciascuno e creare situazioni di gioco che possano incentivare il miglioramento di ogni giocatore sia dal punto di vista atletico che mentale. Ci tengo molto ad osservare l’umore dei miei compagni e capire come ognuno di loro reagisce sotto pressione e metterlo in condizioni di superare ogni volta il proprio limite un pochino per volta così che durante le competizioni ufficiali si sentano più sicuri di sé e orgogliosi dei propri progressi sia per la propria soddisfazione personale che del prezioso apporto che danno alla squadra. Anche affrontare le delusioni di un brutto posizionamento in classifica è importante per capire tutti insieme cosa si può migliorare e ricordarci che gli errori sono di tutti e non sono da punire ma da tenere a mente come sprono per fare ancora meglio e divertirsi ancora di più. Nella nostra squadra ognuno è libero di contribuire secondo le proprie capacità e possibilità all’organizzazione e alla buona riuscita di allenamenti, tornei o eventi. C’è chi sa tenere unito il gruppo col proprio spirito positivo e accogliente, chi ha grandi capacità organizzative, chi monta il campo ogni volta e si cura dell’attrezzatura, chi non manca un allenamento, chi porta allegria, chi seda le tensioni, chi organizza feste meravigliose, chi si occupa delle questioni burocratiche e anche chi è appena arrivato ma senza dire nulla c’è e crede che il quidditch sia un occasione per cambiare in meglio la propria vita.


Ora non non ce n’è più necessità.
Siete tutti appassionati di Harry Potter o c’è anche chi pratica questo sport indipendentemente dal romanzo/film? Ci vogliono abilità particolari per poter praticare il quidditch?
Un tempo quasi tutti i giocatori di quidditch erano appassionati di Harry Potter, ora ci si vuole un po’ distanziare dalla saga per sottolineare maggiormente che si tratta di un vero e proprio sport e non di una rappresentazione di ciò che è stato descritto nei libri della Rowling. Come già detto in questo sport ci sono diversi ruoli: cacciatore/portiere (fascia bianca o verde per il portiere, usa la pluffa e può fare goal negli anelli, sono avvantaggiati coloro che hanno familiarità con giochi di squadra come pallamano, basket, rugby, football americano e portieri di calcio), battitore (fascia nera, utilizzano unicamente i bolidi, ce ne sono 3 in campo e servono per colpire gli avversari, sono avvantaggiati coloro che hanno capacità strategiche e velocità di lettura del gioco di squadra e chi ha giocato a dodgeball), cercatore (fascia gialla, ha il compito di catturare il boccino e solitamente è molto rapido nei movimenti di mani e piedi), coach (buona conoscenza dei propri giocatori, lettura delle situazioni di gioco, tecnica e tattica sia dei singoli ruoli che nel complesso), arbitro (il reparto arbitrale è per ora composto da giocatori delle varie squadre per cui è fondamentale che ogni squadra formi un certo numero di arbitri al suo interno per poter disputare le competizioni ufficiali, questo aiuta anche negli allenamenti perché le regole sono molte e dettagliate). Ogni persona si voglia avvicinare a questo sport, può sicuramente trovare il proprio ruolo o col tempo anche più di uno come nel mio caso.
Come concilii questo sport alla tua quotidianità?
Riesco a conciliare lavoro e quidditch andando ad allenamento 2 sere a settimana a Bologna e il sabato pomeriggio o l’intero weekend in giro per l’Italia o l’Europa per partecipare ai tornei. Si viaggia spesso, tutto low cost perché gran parte dei giocatori sono studenti universitari e non abbiamo fondi per finanziare le trasferte, ma ci si accontenta di dormire sui materassini in palestre o sale parrocchiali o ospitati a casa di qualcuno, nonostante ormai alla mia età preferirei un albergo! Il clima di allegria e condivisione è impagabile. Nei periodi senza tornei, passo il tempo a guardare serie tv e film principalmente fantasy o storici o ci si trova coi miei amici a casa di qualcuno a giocare a giochi da tavolo.
Hai una musa a cui ispirarti?
Non ho eroine o persone di spicco a cui ispirarmi perché per me sono molto più importanti le azioni quotidiane che fanno le persone comuni a cambiare le cose. I piccoli gesti, parole o sorrisi di amici, parenti, colleghe, bambini, sconosciuti fanno la differenza ogni singolo giorno. La mia citazione preferita è di Gandalf ne Lo Hobbit: “Ho scoperto che sono le piccole cose… le azioni quotidiane della gente comune che tengono a bada l’oscurità. Semplici atti di gentilezza e amore.”



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