Quando ho conosciuto la Fulvia – Flu, per gli amici – studiava Filosofia a Bologna.
Lo faceva con un certo grado di impegno e coerenza, ma spesso tendeva a sottolineare che quella laurea, in realtà, era piuttosto inutile per il suo futuro. Anche se non sapeva ancora quale fosse il suo futuro!
La Flu cantava e lo faceva con una passione capace di travolgere chiunque la incontrasse. Non perdeva mai l’occasione per parlare di musica o di coinvolgere i suoi amici in qualche concerto blues, jazz, rock… poco importava il genere!
Fino a pochi anni fa non aveva mai pensato che vivere di musica potesse essere possibile, ma nonostante questo, dopo varie peripezie, il suo sogno si è avverato ed ora, la Flu, vive della sua vera e grande passione!
Attualmente canti e dai lezioni di canto e musica. Il canto è sempre stata la tua passione, quando l’hai scoperto?
Ciao Elena, sì come hai detto tu il canto è la mia grande passione, e questo l’ho scoperto abbastanza tardi, a dire il vero, intorno ai 17 anni. In realtà la mia infanzia e adolescenza sono sempre state immerse nel canto e, più in generale, in un ambiente creativo, ma in un modo talmente naturale da non farmi rendere conto dell’importanza che la musica rivestiva nella mia vita. Solo da adulta ho realizzato che… caspita! esistono anche vite senza un’infanzia canterina! 😀
Fin da bambina ho sempre cantato sia a scuola che a casa, tantissimo, con mia mamma. Intorno ai 9 anni, poi, ho iniziato a suonare la chitarra, soprattutto per curiosità… ne avevo una in casa che nessuno usava e di mia iniziativa ho comprato un librino per provare a imparare da autodidatta. A 13 anni poi ho iniziato ad andare a lezione, per qualche anno. Durante gli anni delle scuole medie e i primi anni delle superiori, riguardando indietro, devo dire che in effetti già mi tuffavo dentro ad ogni situazione (cori, band improvvisate, …) in cui c’era occasione di cantare e suonare. Essendo appunto cresciuta cantando e canticchiando ero abbastanza portata, ma poi quando sul finire della terza superiore mi hanno chiesto di entrare in una band, dopo poco tempo, mi sono scontrata con la necessità e il desiderio di andare a lezione di canto per migliorarmi e superare i miei limiti. Da quel momento il canto ha preso ad appassionarmi sempre di più e non ho più smesso di studiare e cimentarmi in nuove sfide.
Come hai fatto a diventare una musicista di professione? Il conservatorio è stato necessario?
Onestamente per molto tempo non ho pensato di poter vivere solo di musica. Forse anche a causa di una mia visione eccessivamente “idealista”, per lungo tempo ho pensato che avrei preferito tenere la musica esclusivamente come una passione.
Poi sul finire dell’università (che ho sempre frequentato svolgendo dei lavori part-time) ho iniziato a realizzare che un qualsiasi tipo di lavoro a tempo pieno avrebbe probabilmente finito per esaurire le mie energie e che probabilmente non avrei più avuto tempo per la musica.
Questa presa di consapevolezza credo sia stata la molla per decidere di provare davvero a fare della musica e del canto la mia vita; era una cosa che mi dava troppa gioia per pensare di dovervi prima o poi rinunciare. Di conseguenza, una volta terminata l’università, ho tentato e superato l’ammissione al Corso di Canto Jazz presso il Conservatorio di Parma, e da quel momento si sono smosse diverse cose: ho iniziato ad avere più solidità su vari aspetti, e questo mi ha aiutato a crescere con i progetti musicali che già coltivavo; ho preso coscienza delle mie carenze tecniche e teoriche e ho cercato di lavorare per colmarle. Non da ultimo, ho conosciuto insegnanti che mi hanno dato tantissimo, e altri musicisti e cantanti con cui ho intrecciato delle bellissime relazioni musicali e di amicizia.
Nel frattempo, alcune scuole di musica mi hanno contattato per insegnare canto e propedeutica musicale e ho iniziato a cimentarmi anche in quell’ambito, frequentando poi diversi corsi di specializzazione sia per la didattica del canto, che per la propedeutica con i bambini. Al momento, dopo alcuni periodi passati solo ad esibirmi come cantante, l’insegnamento rappresenta la parte più strutturata del mio lavoro, e quella su cui concentro maggiormente il mio tempo e le mie energie e che, devo dire, mi da davvero molte soddisfazioni.

Sapevi di poterci riuscire o hai sempre tenuto nel cassetto un piano B?
Un piano B non c’è, ma la possibilità di doversi reinventare, anche solo in modo temporaneo, è sempre dietro l’angolo! Devo dire che però farei molta fatica a rinunciare sia al canto che all’insegnamento in maniera definitiva… Credo che una simile rinuncia lascerebbe davvero un grande vuoto dentro di me.
Che genere ti piace cantare e quale ascoltare?
Domanda molto difficile!! Nel tempo i miei gusti si sono spostati su cose anche molto diverse… Mi piacciono molto i grandi cantanti soul e rhythm’n blues degli anni ’60 come Aretha Franklin, Otis Redding, Etta James… e anche il rock all’incirca di quel periodo. Ma mi piace anche tanta musica etnica proveniente dall’Africa e dal Mediterraneo, e anche diversi cantautori italiani… Da cantare posso dire che mi piace davvero di tutto! Dalla musica popolare a quella soul, rock, al canto barocco, … basta che si tratti di buona musica! 😉
Cos’è per te la musica?
La musica per me è energia, gioia di vivere! Un farmaco per l’anima! Un’attitudine a cui ciascuno è predisposto e nel coltivare la propria musicalità sono convinta che si possano scoprire nuovi modi di essere e di aprirsi al mondo.
Cosa si prova a cantare su un palco davanti a tante persone?
Ahhh… un’emozione fortissima! Tanto più quando c’è affinità con i tuoi compagni di palco… !! In quel caso si prova davvero un momento di magia nel creare insieme qualcosa di intenso da condividere con chi ascolta. Non a caso tra chi suona insieme si creano spesso forti legami di amicizia.
Hai sempre interpretato o scrivi anche canzoni tue?
Scrivo anche canzoni mie. In passato ho pubblicato un cd, ma al momento non ho nuovi album in vista come autrice.
Come vengono viste le cantanti donne? Essere donna in questo ambito ha più vantaggi o svantaggi?
Per le situazioni musicali a cui io ho scelto di prendere parte credo sia abbastanza indifferente, poiché fortunatamente sono il valore e il talento del singolo individuo ad essere tenuti in considerazione. In passato però mi è capitato di decidere di allontanarmi da delle situazioni in cui mi veniva implicitamente richiesto di rivestire un ruolo carico di una femminilità ammiccante che non mi corrispondeva affatto.
Quando hai pensato di provare a insegnare musica? Come ti sei trovata?
A dire il vero mi è stato chiesto. Inizialmente non pensavo di essere all’altezza, poi ho scoperto di poter dare più di quello che pensavo. La vivo sicuramente come una sfida continua, nel cercare di dare il meglio e di trovare le strategie migliori per tirar fuori e coltivare nei ragazzi la loro stessa musicalità, il senso per la bellezza e il piacere che si prova nel fare arte.
Cosa ti piace di più nell’insegnamento della musica?
L’idea di poter dare agli altri uno strumento di bellezza che sarà sempre parte della loro vita. Una forma di cultura che potrà aiutarli a dare un senso alle cose.
Essere donna pensi sia un vantaggio o uno svantaggio nell’insegnamento?
Credo sia indifferente, l’importante è amare ciò che stai insegnando, ma ancora di più saper voler bene e saper riconoscere il valore dei bambini o degli allievi che hai di fronte.
Che tipo di qualità hai che ti permettono di distinguerti nel tuo lavoro/quali sono i tuoi punti di forza?
Penso che venga apprezzato soprattutto il mio entusiasmo e l’energia che metto in ciò che faccio. Sia nella musica che nell’insegnamento sono dell’idea che non ci si possa risparmiare, sia per rispetto degli allievi, che del pubblico, che di noi stessi. Non si tratta di eseguire una mansione, ma di trasmettere a qualcun altro una passione, perciò è necessario che questa fiamma brilli prima di tutto in noi.

La tua canzone preferita?
Forse “Here comes the sun” dei Beatles.
Il tuo concerto preferito?
Sheryl Crow a Lucca nel 2008.
La band (tua) preferita (con chi ti trovi meglio).
Non c’è una classifica… Con ogni gruppo che per me è stato importante ho condiviso bellissime esperienze e imparato cose nuove.
Cosa consiglieresti alle ragazze che vogliono “vivere di musica”?
Un mio caro insegnante diceva: “Il massimo della tecnica insieme al massimo della poesia“. Il mio personale consiglio è: “non dimenticare mai la poesia“. Ovverosia: non vivere mai la musica come un lavoro, e non dimenticare la passione che ti ha portato a seguire quella strada, anche a costo di dover prendere delle curve brusche o deviazioni…
Cosa diresti adesso a chi ti ha detto “non potrai mai campare con la musica”?
Posso dire che sono stati un po’ troppo pessimisti, o forse che vedevano le cose da un’angolazione ristretta. Vivere di musica non significa necessariamente essere cantanti affermati a livello planetario.
Hai una musa a cui ispirarti?
Come cantante no, naturalmente ho tante voci femminili che adoro, ma non le definirei delle muse o dei modelli. Come insegnante direi che l’esempio di Maria Montessori è illuminante: mettere la didattica al servizio dell’individuo.

selma
Marzo 4, 2021ciao fullvi sono selma una della scuola castelletto 5 b mi conosci hai fatto fare a me e tutta la classe musica ricordi quest anno?
fulvia
Marzo 4, 2021ciao sono fulvia grazie per il complimento si ti conosco 🙂