Quando ho conosciuto la Sara non era una videomaker. Forse nemmeno si immaginava che da grande avrebbe fatto un lavoro che la rappresentasse così tanto. Quando l’ho conosciuta suonava la chitarra, amava le lingue straniere e cercava il suo posto nel mondo lavorando come cameriera. Poi l’ho persa di vista per un po’ e l’ho ritrovata videomaker, una brava videomaker!
Sara, come e quando hai capito di voler fare la videomaker?
Quando ho deciso di iniziare stavo vivendo un periodo un po’ strano, un po’ fermo della mia vita, che non riuscivo più a sostenere e ho deciso che dovevo cambiare qualcosa. Sono abbastanza drastica nelle mie scelte e così ho deciso di partire dalle mie passioni: cinema e musica. Come potevo unire le due cose? Ho pensato subito ai video musicali e mi sono chiesta immediatamente come potessi realizzare questa cosa. Così ho cercato su internet una scuola che mi permettesse di imparare in modo non solo teorico, ma soprattutto pratico. Ho trovato una scuola a Milano in cui ti insegnavano come usare la videocamera, la macchina fotografica sul campo, facevano partecipare a progetti reali dall’inizio alla fine, in tutto il loro sviluppo, dalla scrittura alla regia, sceneggiatura fino alle riprese e al montaggio. Era perfetta e sono partita! Era il 2009 quando mi sono trasferita a Milano per seguire il corso di “Regia” della scuola “Mohole – Digital art and communication”. Due anni dopo ho conseguito il diploma “Regia e produzione audiovisiva” presso la Civica Scuola di Cinema di Milano.
Hai lavorato subito?
Appena ho finito la scuola sono andata a lavorare per un anno in una casa di produzione a Milano, ma facevo produzione, ovvero tutto quello che c’è dietro. L’organizzazione e la logistica, tutto quello che non si vede, ma che è fondamentale per la realizzazione di un film. E lì ho capito definitivamente che era il mio lavoro. Inizialmente non pensavo a me dietro a una telecamera, non pensavo di mettermi a fare il lavoro creativo. Quando è finito lo stage sono tornata a casa e ho lavorato da mio fratello come barista. Con lui lavorava un ragazzo che aveva bisogno di fare un video per presentare un cocktail e così per caso mi ha chiesto di provare a fare un video per lui. Da lì mi si è aperto un mondo nuovo. Il video era venuto bene e io mi ero divertita parecchio nel farlo. Perfetto! Dopo questa esperienza un’amica mi ha chiesto di realizzare un video promozionale per il suo negozio di oggettistica e arredi per la casa e da lì poi non mi sono più fermata. All’inizio però non lo vedevo come un lavoro. Erano più prove. Poi piano piano i video hanno iniziato a girare sui social, piacevano e ho capito che ok, ero capace di stare dietro a una videocamera.
Ti sei sentita subito a tuo agio in un lavoro così creativo?
All’inizio ammetto che non pensavo di essere brava, ma i feedback positivi mi hanno fatto capire che quello che facevo piaceva, funzionava, che ce la potevo fare davvero!
Quando hai deciso che sarebbe stato il tuo vero lavoro?
Prima di aprire partita iva ho aspettato quasi due anni. Avevo mille dubbi, non sapevo se potevo realmente vivere con questo tipo di lavoro. Continuavo a fare video, soprattutto ad amici e gente che conoscevo e contemporaneamente facevo altri lavori qua e là per guadagnare qualcosa. Poi un giorno ho pensato che se volevo provarci davvero dovevo buttarmici totalmente. Mi sono licenziata e ho deciso di fare solo video. Ora eccomi qua!
Nella tua scuola di cinema di Milano eravate più uomini o donne? Come lavoro lo vedo ancora molto maschile.
Era un gruppo misto, c’erano sia ragazzi che ragazze. Come videomaker devo dire che c’erano più ragazzi, ma anche per questione di attrezzature. Alcune attrezzature sono pesanti e per una ragazza può essere più faticoso tenerla tutto il giorno. C’erano un po’ di differenze, ad esempio le ragazze si specializzavano più in fotografia che in realizzazione video, ma era comunque una scuola specifica per il cinema, che preparava per tutti gli ambiti: sceneggiatura, fotografia, video etc. Perciò sì, il gruppo era omogeneo tra uomini e donne, poi ognuno si è specializzato in quello in cui era più portato.
In questo momento che tipo di video stai facendo?
In questo momento faccio più video aziendali. Poi d’estate solitamente vanno molto i video dei matrimoni, che nonostante siano spesso simili tra loro, da un lato mi piacciono molto perché la parte emozionale è molto forte.
L’obiettivo sono ancora i video musicali?
Sì, l’obiettivo è quello e ho gia iniziato. Collaboro con lo studio di registrazione Bombanella Soundscape, e ho gia realizzato video di cantautori e gruppi emergenti.
Il fatto di essere una donna porta a degli svantaggi nel tuo mestiere?
Non credo, no.
Dei vantaggi?
Credo sia molto importante che emerga la parte emotiva ed emozionale all’interno di un video, di una storia, indipendentemente dall’essere uomo o donna. L’importante, quello che contraddistingue un video e ti contraddistingue come videomaker è come guardi le cose, la sensibilità che ci metti nel cogliere certi momenti rispetto ad altre persone. Essere donna in questo sicuramente più aiutare, siamo più attente, più sensibili, osserviamo di più. Questo mi ha aiutato.

Pregiudizi sul luogo di lavoro?
No, non ho avuto particolari pregiudizi. Lo sguardo un po’ più malizioso capita. Molte persone mi chiedono se questo è il mio vero lavoro o se è un hobby. Ma non so se mi viene chiesto perché sono donna o per il tipo di lavoro che è, dovrei chiedere a dei ragazzi che fanno il mio stesso lavoro se capita anche a loro. Però nessuno ha mai provato a mettermi i piedi in testa o sminuire il mio lavoro solo perché sono donna. Questo no. Nessuno mi ha mai detto “ah, fai un lavoro da uomo”.
Davanti alla telecamera ci sei mai andata?
No, solo per fare video di auguri alle mie amiche, ma preferisco rimanere dietro. Magari qualche comparsa se necessario, ma no, non fa per me!
Dato che sei una professionista, cosa pensi dell’alto uso di video sui social network? Non parlo dei video aziendali, ma delle condivisioni giornaliere: storie, dirette etc.
I video hanno avuto un grandissimo boom di recente. Questo è sicuramente un nuovo linguaggio di comunicazione, che se saputo usare è davvero molto efficace. Io seguo diversi influencer: alcuni hanno un modo estremamente naturale di porsi e riescono a veicolare messaggi in modo davvero molto efficace. Se hai il piglio giusto arrivi direttamente all’obiettivo. E’ un linguaggio molto potente, ma non è per tutti. Io ad esempio non sarei in grado. Quello che fa l’altro interessa a tutti in modo abbastanza universale, soprattutto se non ci vedi un secondo fine. Se hai la naturalezza di spiegare le cose senza sovrastrutture allora funziona. Ma lo spettatore non deve sentirsi “fregato” o abbindolato. La comunicazione deve essere sincera e semplice, in modo da entrare in sintonia con lo spettatore e conquistare la sua fiducia. Conquistata quella puoi vendere davvero qualsiasi cosa!
Ci hai pensato di fare cinema?
Sì, ci ho pensato, ma no. Mi hanno chiesto anche di collaborare per dei cortometraggi, mi è capitato a Milano, ma no, non voglio, non è quello che voglio fare e non mi sento nemmeno all’altezza. Forse non ho ancora trovato una storia che mi prenda, in ogni caso il mio lavoro ideale è più incentrato sulla musica. Musica e video, musica e immagini, senza dialoghi.
Ti piace di più girare video o montare video?
Oh, bella domanda! Mi piace più montarli, ma non potrei non fare anche le riprese. Quando mi capita di montare video girati da altri, anche quando il girato è fatto molto bene o meglio di quello che potrei fare io, non è comunque il mio girato, non è il mio occhio, e quindi ho una fatica in più nel montarlo. Ci devono essere entrambe le cose.
Ti capita quindi di montare video di altri?
Sì, certo. Mi capita anche il contrario. Però penso che poi si veda nel risultato finale. Di solito si parte con un’idea, con un progetto, e quando giri le riprese lo fai pensando già a come lo andrai a montare dopo. Anche i movimenti di camera che si fanno sono già pensati. Passare tutto questo ad altri diventa difficile.
Un montaggio fatto in un modo piuttosto che in un altro ti può cambiare completamente un film. Ecco, forse il montaggio mi da più soddisfazione. Anche perché mi sento un po’ più brava. Devo migliorare più sulla realizzazione delle immagini, sulla qualità del girato.
La tua giornata tipo da videomaker.
Non ho una giornata tipo! Ci sono giorni in cui alle 7 del mattino sono già da un cliente fino alla sera alle 20 e ho giorni che non ho niente da fare. E’ molto altalenante come lavoro, dipende dai periodi, dalle commissioni che hai. In periodi in cui ho molti clienti la giornata è parecchio movimentata. Se non sono a girare, sono a montare, se non sto montando, sono da qualche parte a girare delle riprese. Poi ci sono quei tempi morti in cui hai già consegnato tutto, non ti chiama nessuno, ti viene l’ansia e vuoi morire! Ahahahahahah! A parte gli scherzi, questi periodi ci sono, ma poi torna il primo cliente e puntualmente arrivato uno, ne arrivano 10 e dici: ok, ok, tutto sotto controllo!

Ti promuovi in qualche modo o i clienti ti arrivano per passaparola?
Questo è un mio grosso limite. Ho un sito internet che funziona bene, perché molte aziende o professionisti mi contattano tramite quello, ma per il resto è passaparola e sono anni ormai che va avanti così, non ho mai dovuto cercare dei clienti. Sicuramente promuovermi un po’ aiuterebbe nei momenti di secca.
Come riempi i momenti di calo di lavoro? Sono importanti questi momenti per nutrire la tua creatività essendo il tuo un lavoro molto creativo?
Ascolto tanta tanta tanta musica. Guardo tanti tanti tanti film. E poi ci sono volte che non faccio proprio niente, perché i periodi full spesso sono molto molto pieni. C’è sempre bisogno di un’idea, c’è bisogno di farla in fretta, fatta bene, fatta subito, le aspettative sono sempre alte. Sono sempre messe alla prova. E quando non ho questa necessità allora spengo tutto e mi ricarico.
Le foto non le fai giusto?
No, le facevo, ma in questo momento mi sono fermata. Ho della gente con cui ogni tanto ci scambiamo dei lavori e collaboro, ma rimango dietro alla videocamera.
C’è competizione tra voi videomaker?
Per quanto riguarda me zero e forse faccio male. Si possono perdere dei clienti in questo modo, ma credo anche che più lavoro ci sia, meglio è per tutti. Non mi tiro indietro, se ho bisogno di aiuto passo il cliente ad altri videomaker o chiedo aiuto ad altri. Quando ho iniziato non conoscevo nessuno in questa zone che faceva questo mestiere, eravamo davvero pochi. Adesso stanno iniziando a crescere perché c’è tanta richiesta e questo può essere solo una cosa positiva per tutti!
I tuoi clienti sono sempre clienti nuovi?
Purtroppo sì, il limite del fare video è questo, che anche se il cliente è contento spesso la collaborazione si tronca, perché non hanno bisogno di più video, a meno che non sia un’azienda molto grossa. C’è da dire però che con l’evoluzione dei social e dei video sui social la richiesta di materiale promozionale video sta cambiando. Sto collaborando con dei ragazzi che seguono i social per le aziende e in questo caso vengono proposti X video al mese di 30 secondi da fare uscire su Facebook o Instagram. Io preparo i contenuti che poi vengono pubblicati. Questo funziona bene e con questo tipo di lavoro la collaborazione diventa più continuativa ovviamente.
Diciamo che ho avuto la fortuna di trovarmi nel periodo storico giusto, perché adesso chiunque può usare un video come promozione. Cinque anni fa quando ho iniziato non c’era tutta questa fruizione dei video, soprattutto nel nostro territorio, e mi sono trovata nel momento di apice con un lavoro già avviato.
Come è organizzato il tuo lavoro nella pratica. Cosa fai?
Di solito vengo contattata da un potenziale cliente che sa già cosa vuole, di cosa ha bisogno.
Organizziamo il progetto, le riprese, si fissa il giorno, vado a fare le riprese. Preparo il montaggio a casa da sola, faccio vedere al cliente, appunto le modifiche e così. Come dinamica è abbastanza semplice.
Lati negativi?
Come tutti i lavori liberi professionisti il lato negativo è la non sicurezza, sia del lavoro che dei pagamenti. Però non è mai successo che qualcuno non mi pagasse. Capitato per un lavoro che il cliente sia sparito, ma davvero difficile, anche perché di solito sono aziende e un video non va a influire sul loro budget annuale, poi con le fatture è tutto tracciato.
Hai qualche musa a cui ispirarti?
Una vera e propria musa non ce l’ho. Io conosco e continuo a conoscere tante donne forti: amiche, conoscenti, donne che incontro per lavoro. Sono ispirata da tantissime donne!
Cosa consiglieresti alle giovani ragazze che vogliono fare il tuo lavoro?
Alle giovani ragazze dico di ingegnarsi sempre e non abbattersi mai! Questo è anche quello che cerco di fare sempre io.
I Contatti di Sara
Potete guardare i lavori di Sara su Vimeo https://vimeo.com/sarazacchi/
Seguila su Instagram https://www.instagram.com/lazazzi/
Visitate il suo sito web https://www.sarazacchi.it/

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