Buongiorno e ben tornati care amiche e cari amici. Oggi vi voglio parlare di una ragazza dolcissima, Laura Uguzzoni. Laura è un’ostetrica e la conosco di vista da anni e anni e anni. Ma l’ho davvero conosciuta 6 anni fa, quando ho frequentato il suo corso pre-parto assieme a due amiche. Grazie a Laura ho affrontato la gravidanza in modo rilassato, ho evitato i corsi pre-parto dell’Usl e mi è stata di grande aiuto anche nella fase post parto, in particolare per l’allattamento. Ora Laura ha deciso di lanciarsi completamente nella libera professione e questo le darà modo di seguire a pieno le sue mamme, nel modo dolce e accogliente che la contraddistingue.
Cara Laura, chiariamo un po’ le cose a tutte: cosa fa un’ostetrica?
L’ostetrica è una professionista sanitaria che si occupa della salute della donna in tutte le varie fasi del suo sviluppo e crescita, dall’adolescenza alla menopausa, passando per la maternità. Nello specifico nella maternità può seguire le gravidanze, assistere ai parti, può seguire le donne nel post parto, aiutarle nell’allattamento e nella gestione del neonato nel primo anno di vita. In più l’ostetrica è l’esperta di salute femminile e può organizzare corsi pre-parto, post parto, seguire le donne in menopausa e aiutare nella riabilitazione del piano perineale. In adolescenza si occupa di educazione sessuale, può fare dei corsi nelle scuole oppure nei centri giovani sul territorio e si occupa anche di contraccezione. L’ostetrica può lavorare nei consultori, dove svolge pap test per la prevenzione del tumore al collo dell’utero o si occupa di seguire tutto il percorso ginecologico della donna insieme al ginecologo.
Un lavoro vastissimo! Ma come si diventa ostetriche?
Per diventare ostetriche bisogna fare l’università. C’è il corso di studi in ostetricia che dura 3 anni a numero chiuso con test di ingresso. Il percorso di studio prevede lezioni in aula, ma soprattutto tantissimo tantissimo tirocinio, che viene fatto presto una struttura ospedaliera. Da noi è il Policlinico di Modena principalmente.
Sei un dottore?
Inteso come medico no. L’ostetrica non è un medico, ma è un professionista sanitario al pari delle infermiere, dei fisioterapisti o dietologi.
Perché hai scelto questo mestiere?
Fare l’ostetrica non era il desiderio della mia infanzia, ma è stata una scelta un po’ istintiva presa dopo la maturità. Ho sempre avuto una predisposizione verso i bambini, mi sono sempre piaciuti molto. La mia idea inizialmente era quella di diventare pediatra, ma guardando il percorso di studi che occorreva per fare questo mestiere mi sono scoraggiata. Così ho iniziato a pensare al mondo dell’ostetricia e mi sono detta: ma sì dai, facciamo il test d’ingresso! Il test l’ho passato subito, nonostante all’epoca ci fossero pochissimi posti. Eravamo più di 150 a fare la domanda e c’erano solo 6 posti liberi! Sono entrata subito e ho visto questa cosa un po’ come un segno del destino. E mi sono detta: ok, forse devo andare in questa direzione.
Ammetto che inizialmente l’idea di assistere i parti non mi convinceva, e soprattutto non sapevo se sarei stata in grado di fare una cosa del genere. In più all’epoca non conoscevo tutte le potenzialità del lavoro dell’ostetrica, come poi molta gente, perché la maggior parte delle persone pensa che l’ostetrica assista al parto e basta. E invece facendo la scuola, studiando e praticando questo mestiere mi si è allargata molto la visuale. Le potenzialità sono tante!
Tu hai assistito i parti inizialmente, ma ora hai abbandonato. Come hai maturato questa scelta?
La scelta di abbandonare i parti è stata dettata principalmente dal fatto che i parti da noi (provincia di Modena) si svolgono principalmente in ospedale. Io ho una cattivo rapporto con l’ospedale, perché reggo malissimo i turni. Fisicamente mi debilitano molto. Anche l’ospedalizzazione del parto non mi piace tantissimo. Io lavoravo in un ospedale piccolo a Pavullo (Mo), dove ancora c’era una dimensione umana, dove era possibile creare un bel rapporto con la mamma durante l’assistenza al parto, cosa che nella maggior parte degli ospedali purtroppo non succede. In alcuni posti stanno creando fortunatamente delle sorte di isole felici dove riuscire a portare la naturalità all’interno di tutta l’assistenza al parto, ma nella maggior parte dei posti così non è e a me non piaceva moltissimo questa cosa.
Per questo quando mi è stato proposto, all’epoca, di andare a lavorar in consultorio ho accettato. Ho completamente abbandonato il discorso parto. Ho lavorato al consultorio per diversi anni e seguivo le gravidanze, fatto pap test etc.
Questo mi ha dato modo di vedere, nel corso degli anni, che secondo me mancava e manca tutt’ora una sorta di assistenza nel dopo parto, nel senso che le mamme sono molto seguite durante la gravidanza, sono seguite benissimo in ospedale durante il momento del parto e nelle prime ore dopo al parto, ma poi nel momento che rimangono a casa, spesso rimangono da sole. Una volta c’erano delle reti famigliari che sostenevano di più le mamme, ma adesso spesso la mamma va a casa e la nonna lavora, il marito lavora e lei si trova da sola a gestire una situazione un po’ complicata, con gli sbalzi ormonali che non aiutano e con l’inadeguatezza che un po’ tutte proviamo in questa fase.
Quindi mi sono proprio sentita di dover aiutare in un qualche modo le mamme in questa fase. Oltre al fatto che tutt’ora adesso c’è tantissima disinformazione riguardo al tema dell’allattamento al seno e in tantissime occasioni vedo come le mamme non allattano al seno non perché non volessero o perché non è arrivato il latte, ma semplicemente perché non sanno come fare o perché non hanno avuto il tipo di sostegno adeguato.
Ho lavorato per un’associazione che aveva un progetto molto bello di sostegno alle mamme del delicato momento del dopo parto, ma purtroppo ora il progetto è stato chiuso per mancanza di fondi. Così ho deciso di lavorare come libera professionista in questa direzione.
La cosa migliore è quella di riuscire a creare un rapporto personale di fiducia con la persona che si ha di fronte e che si sta assistendo, ma all’interno dell’ospedale questo è molto difficile fare.

Com’era seguire i parti?
Era veramente spettacolare secondo me. Ci sono tante cose belle nel lavoro dell’ostetrica, ma effettivamente l’assistenza al parto è davvero una parte molto centrale. Tocchi con mano la magnificenza della vita. Quel momento in cui il bambino nasce, fa il suo primo respiro. Tu sei lì, lo tocchi con le tue amni, sei la prima a toccare questa nuova vita, lo prendi in braccio, gli fai vedere il mondo. Insomma, ha un ché di veramente magico. E anche la possibilità di far vedere alla mamma che ce la fa, di starle vicino in questo momento di grande magnificenza, perché la forza della natura, la forza della mamma che riesce a mettere al mondo un bambino, è veramente un momento molto particolare. Poi poter assistere a quei momenti così personali e privati di queste coppie che affrontano per la prima volta questo momento così stupendo è veramente un grande privilegio. Per me era bellissimo.
Qual’è la parte più bella del tuo lavoro?
Per me è il poter essere d’aiuto alle mamme. Fare un po’ da collante, trasmettere le esperienze tra mamme. Perché mi capita magari di sentire una mamma che ha risolto un problema in un determinato modo e posso consigliare lo stesso ad un ‘altra mamma con un problema simile. Mi piace poter essere d’aiuto. Vedere che le mamme poi ti ringraziano, vedere che poi le cose vanno nel modo giusto per quella mamma e vedere che poi se lo ricordano. Per me questo è molto bello. Dopo diversi anni poi ti vedono per strada e si ricordano di te, di quel momento. Il poter essere lì quando hanno bisogno. Questo è davvero bello.
Ci sono anche aspetti negativi in questo mestiere?
Diciamo che l’aspetto negativo nel lavoro che sto facendo adesso è che mancano linee comuni tra professionisti. Mi spiego: ci sono volte che spendo tanto tempo con una mamma a casa per affrontare un problema che sente. Poi magari lei va da un’altra professionista e questo professionista le da una versione completamente diversa, magari legata a studi di 30 anni fa e quindi non aggiornata. In questi casi la mamma si trova ovviamente in difficoltà, perché non sa quale dei due consigli seguire e questo le crea una gran confusione. ci sono però altri casi in cui vengono dati magari consigli sbagliati, nel momento sbagliato e questo può fare anche dei danni. Solitamente questo genere di problematiche si verificano con l’allattamento e possono far sì che questa mamma smetta di allattare.
Questo è un aspetto negativo nel senso che a me viene un po’ la rabbia, perché ci sono diversi operatori che si occupano di allattamento, ma se non si è aggiornati, se davvero non si sa di cosa si sta parlando, a volte questi consigli possono fare più danno che utile.
Poi è chiaro che sappiamo tutti che l’allattamento al seno è la cosa migliore per mamma e bambino, ormai questo è un concetto che è stato sdoganato e assoldato. E tutti i professionisti lo sostengono. Il discorso è che ci sono molti medici che purtroppo ancora non sanno poi come fare ad aiutare la mamma se ha delle difficoltà. Se va tutto bene, bene, ma se ci sono delle difficoltà diventa più complicato starle vicino o darle il sostegno di cui la neo mamma ha bisogno, il suggerimento giusto.
Questo per me è un aspetto negativo nel senso che se ci fosse un po’ più di formazione, una linea comune da seguire, secondo me le diverse persone che si trovano ad aiutare la mamma in quel momento potrebbero lavorare insieme ed essere più efficaci.
Come si sopravvive a brutti avvenimenti che possono capitare? Ti sono capitate situazioni difficili in sala parto?
Sì, mi sono capitate, principalmente quando lavoravo in ospedale. E’ dura. Emotivamente è molto difficile. Quando fai l’università ti spiegano come il nostro cervello funziona nel momento in cui c’è l’emergenza e quindi come devi agire “senza pensare”, come agire al meglio e tu lo fai e speri sempre che le cose vadano nel verso giusto. A me personalmente non è mai successo che capitasse qualche imprevisto, nel senso che una cosa che andava bene all’improvviso sia andata malissimo. Mi è però successo di assistere a dei parti di mamme dove si sapeva già che il bimbo non ce l’avrebbe fatta. E sono situazioni veramente molto pesanti, sia per la mamma e la famiglia, ma anche per te che sei lì, perché stai vicino alla persona il più possibile, cerchi di fare il tuo lavoro, però la situazione è difficile.
Poi per qualche giorno continui a pensare sempre a quella cosa. Poi pian piano passa, ma si perdono degli anni di vita delle volte in sala parto, perché ci sono situazioni da dover gestire all’ultimo minuto. Poi ripeto, per fortuna a me alla fine sono sempre andate tutte bene le cose, diciamo che l’imprevedibilità della natura comprende anche questi aspetti qua. Quindi sì, non c’è un metodo per superare queste cose secondo me. Semplicemente le vivi e pian piano te ne fai una ragione. Diciamo che il fatto di essere lì, di aver fatto tutto il possibile e nel migliore dei modi è sicuramente un modo per cercare di tranquillizzarti. Poi però il ricordo di quelle situazioni ti accompagna per sempre.
Come si aiutano le donne nel post parto? Che tipo di servizi offri?
Le donne nel post parto si aiutano sostanzialmente ascoltandole. Stando vicino a loro, cercando di far capire loro che quello che succede è normale, mentre invece ciascuna di noi pensa che che capiti solo a lei. E’ importante far capire loro che certe cose sono normali, che succedono alla maggior parte delle mamme, che loro non sono strane.
E soprattutto, cosa più importante, le mamme si aiutano cercando di tirar fuori le competenze che all’interno ogni donna ha, per fare capire loro come in realtà riescano perfettamente ad accudire il loro bambino e che sono assolutamente le mamme perfette per quel bambino. Sostanzialmente questo.
Poi quello che offro sono le consulenze per il discorso allattamento, le consulenze per la gestione del neonato, il primo bagnetto, medicazioni del cordone ombelicale… queste cose qui. In più faccio sia i corsi preparto che corsi preparto di yoga e offro corsi di massaggio, che sono un’altra cosa molto carina. Il massaggio è uno strumento che le mamme possono acquisire per creare un momento un po’ speciale e di contatto con il neonato. E poi offro corsi post parto, dove aiuto ad affrontare un po’ tute le tematiche che fanno parte del nuovo nato, dell’essere genitori, del diventare mamma, i dubbi e tutto quello che rientra nello sviluppo del bambino nel primo anno.
Che difficoltà incontrano maggiormente le neomamme?
La difficoltà più grande secondo me è la solitudine, nel senso che spesso si trovano a gestire queste situazioni in solitudine. Solitudine intesa non come “sono da sola, non c’è nessuno che mi da una mano”, perché delle volte qualcuno c’è. Però si ha un po’ la percezione, le mamme hanno un po’ la percezione, che le persone che ci sono non siano in grado di aiutarle davvero. O perché hanno vissuto la gravidanza tanti anni prima e le cose nel mentre sono cambiate, o perché non hanno allattato o sono persone troppo vicine, per cui le mamme non si sentono di condividere con loro delle difficoltà così personali che possono incontrare in quel delicato momento. E quindi sì, secondo me è un po’ questo l’aspetto principale. Poi c’è da dire che secondo me a livello di società ci sono tantissimi pregiudizi nei confronti delle mamme. Aspettative, più che pregiudizi. Cioè il fatto che ci si aspetti che la mamma debba essere amorevole, perfetta, accogliente, felicissima perché ha appena avuto un neonato… deve essere piena di sentimenti positivi. Ecco, una mamma che ha appena partorito non sempre è piena di sentimenti positivi, anzi! Spesso c’è una battaglia interiore molto molto forte e la mamma che si aspettava di dover essere così piena di amore e di felicità in realtà si sente poi inadeguata perché non capisce da dove questi sentimenti negativi salgano, vengano fuori e di conseguenza va in crisi perché non si sente adeguata. Purtroppo questo pregiudizio della società, queste aspettative che si creano nel corso della vita, fanno un po’ di danni nel momento in cui si va a partorire, perché non è tutto rosa. Quando poi uno è a casa col bambino sono più i momenti di sconforto che i momenti di idillio e di felicità. Poi pian piano le cose si appianano e tutto trova un suo equilibrio, però prima di trovare questo equilibrio ci vuole un pochino.
Ti contattano prevalente mamme al primo figlio o anche mamme più navigate?
Prevalentemente mamme al primo figlio, ma anche mamme che hanno già avuto altri figli alle volte chiamano. Non sono mosche bianche, ma succede! Diciamo che un buon 35% sono mamme che hanno già avuto figli.
Adesso sei mamma di due bambini, è cambiato il tuo approccio con le neo mamme?
Sì, penso di sì. Penso di essere diventata più elastica. Prima ero probabilmente un pochino più rigida su certe cose, sicuramente e ho guadagnato dell’elasticità.
Hai trovato difficoltà nel passaggio tra aiutare le altre mamme e aiutare te stessa?
Sì, nel momento in cui sei tu ad avere bisogno le cose sono diverse. Io in particolare col primo figlio ho avuto tutti i problemi possibili ed immaginabili con l’allattamento ed ero andata nel pallone. Nel senso che nonostante avessi tutte le conoscenze possibili sull’argomento, nonostante sapessi come dovevano andare le cose, nel momento in cui c’ero io sono stata assalita da tanti dubbi e mi sono sentita inadeguata, come tutte le altre mamme. Per me è stata provvidenziale anche lì l’auto di un’altra persona. Ho chiamato una puericultrice dell’ospedale dove avevo partorito, che molto gentile e attenta, mi ha ricordato le cose che già sapevo e mi ha accompagnata in questo momento aiutandomi a superarlo con soddisfazione. Però non è stato semplice!
Cosa hai imparato dalla tua esperienza personale di mamma?
Per la mia esperienza il problema è stato proprio centrato sull’allattamento. La gestione del neonato, l’accudimento, cambiare il pannolino, fargli le coccole, tenerlo in braccio, queste cose non mi hanno dato difficoltà o dubbio, non ho mai messo in dubbio questo tipo di cose. L’allattamento invece è stato un grosso scoglio, perché io ci tenevo tantissimo ad allattare e perché con il primo figlio è stato veramente difficilissimo.
La cosa che ho imparato è che allattare tutt’ora è una scelta.
Anche se conosci la fisiologia dell’allattamento e come funziona tutto il processo, anche se uno ha la possibilità di contattare persone in grado di dare un aiuto concreto, ho capito proprio come allattare sia una scelta, nel senso che se una donna veramente lo desidera stringe i denti e ce la fa.
Questo non significa che se una mamma non allatta è una mamma di serie B o che non l’ha desiderato o non l’ha voluto, perché comunque ci vuole sempre il supporto adeguato.
Io stessa, nel periodo critico, se non avessi avuto questa puericultrice che mi ha aiutato, che è venuta in mio soccorso, non so come sarebbe andata a finire, probabilmente anche io avrei abbandonato. Per cui devi decidere se chiedere aiuto o no, devi scegliere di farlo e nel momento in cui questa persona ti sostiene e ti dice che ce la puoi fare e insieme ci provate, sei tu che scegli di fare quelle cose oppure di non farle.
Un’altra cosa che ho imparato è che difficilmente le cose vanno come uno se le aspetta o se le immagina.

Secondo te una neo mamma di cosa ha bisogno principalmente nel pre e nel post parto?
Nel pre parto credo che una mamma abbia bisogno di essere ascoltata. La cosa principale è questa. La cosa che accomuna sia il pre che il post parto è di avere fiducia in se stesse, cioè di capire che ce la può fare. Poi ci sono tantissime domande che le mamma tirano fuori, risposte di cui hanno bisogno, ma credo che si possano riassumere tutto in questo.
Che cosa pensi dell’approccio medicalizzato al parto che si usa adesso?
Penso che l’approccio medicalizzato inteso come “andiamo a partorire in ospedale” abbia avuto nel corso degli anni tanti aspetti positivi, come appunto ridurre i morti e le infezioni da parto e altre cose, ma ha avuto anche i suoi aspetti negativi, primo fra tutti il fatto che spesso e volentieri il parto non venga più visto come una cosa naturale, con i suoi tempi che vanno rispettati, ma come un processo che deve rientrare nei tempi che l’ospedalizzazione ci richiede.
Penso che le due cose non vadano proprio di pari passo. Sicuramente è importante la medicalizzazione, l’essere presente e il poter intervenire nel caso ci siano delle cose che non vanno, degli imprevisti. Quando la gravidanza non è al 100% fisiologica, quando ci sono dei potenziali campanelli d’allarme e le cose possono andare male da un momento all’altro è importante sicuramente che ci sia una struttura sanitaria a supportare la mamma che deve partorire e il suo bambino.
Nel caso in cui la gravidanza sia invece completamente fisiologica una gran medicalizzazione non è necessaria. Diciamo che già alcuni ospedali stanno affrontando questa problematica e stanno nascendo dei punti nascita dove appunto non si interviene dal punto di vista medico, ma si lascia un po’ di più il tempo al parto di procedere con il suo ritmo naturale.
Cosa pensi del parto a casa?
Il parto a casa è il mio sogno. Io avrei desiderato partorire entrambi i bambini a casa perché secondo me è proprio la dimensione giusta per accogliere il proprio bambino e perché la mamma capisca fin da subito che è lei che ha in mano la situazione e che è lei che ha le risorse per poter affrontare la situazione. In ospedale ovviamente le donne cedono il loro potere alle persone che ci sono in ospedale, ai medici, alle infermiere, mentre invece a casa è tutto loro.
Detto questo che è un aspetto più psicologico della cosa, dal punto di vista pratico e medico, se il parto è fisiologico, nel momento in cui non ci sono campanelli d’allarme già in gravidanza, il parto in casa è proprio la cosa migliore. Ci sono delle limitazioni tutt’ora adesso al parto in casa e credo siano comunque limitazioni giuste, cioè il fatto di non partorire in casa quando si è molto lontani da un ospedale di riferimento ad esempio, perché il rischio che le cose non vadano come devono andare c’è. Prendersi la responsabilità come mamma di partorire in casa o in situazioni un po’ di rischio è difficile e se poi le cose non vanno come dovevano andare poi c’è da lavorarci parecchio… quindi parto a casa sì, in casi di fisiologia e in sicurezza.
La sanità dovrebbe lavorare di più in questa direzione, cercare di incentivare di più il discorso dei parti a domicilio o in alternativa sostenere l’apertura di queste nuove case del parto che stanno nascendo un po’ in giro per l’Italia. Questi sono luoghi dove si va a partorire, ma che di fatto non sono degli ospedali. Le famiglie hanno a disposizione l’ostetrica come a casa, un’equipe che li segue durante il travaglio e il parto, ma in una dimensione più casalinga, meno ospedaliera, dove ci si può trasferire con tutta la famiglia, come andare in vacanza. Andiamo a partorire con tutta la famiglia in questa casa in campagna! Secondo me è una dimensione più adatta.
Le ostetriche si occupano anche di benessere della donna, hai lavorato in questa direzione?
Sì, come dicevo prima ho lavorato nei consultori per diversi anni, quindi ho lavorato nell’area di prevenzione al tumore al collo dell’utero e devo dire che noi abitiamo in una regione (Emilia Romagna) che da questo punto di vista fa tanto, perché tutto il discorso dello screening sui pap test a noi sembra una cosa scontata, ma in tante regioni d’Italia questa cosa non c’è. Ho lavorato principalmente in questo ambito.
Hai appena pubblicato un ebook che parla del sonno dei bambini. Come ti è venuta l’idea di aiutare le mamme anche con la produzione di documenti gratuiti fruibili per tutti.
L’idea mi è venuta perché spesso quando vado dalle mamme le domande che mi fanno sono quasi sempre le stesse. Ci sono dei temi davvero ricorrenti. Nel corso del tempo sono riuscita a raccogliere diverse testimonianze e ho sperimentato diverse tecniche e strategie che ho provato su me stessa o che mi hanno suggerito altre mamme, altre cose poi sono parte del mio studio e della mia sperimentazione. Insomma, ho raccolto una fusione di cose che mi sembrava carino mettere a disposizione, un po’ per farmi conoscere, visto che in questo momento sto cercando di iniziare con la libera professione e un po’ per ricevere dei feedback dalle mamme e capire se queste cose possono funzionare o funzionano anche per altre persone.
Ci saranno altre pubblicazioni?
Sì, ne ho già preparati altri due che pian piano dovremmo pubblicare.
Hai qualche progetto in cantiere che puoi svelarci?
Sì, ho in progetto di far partire dei corsi online per le mamme. Inizialmente dei corsi pre parto e dei corsi di yoga, poi preparerò dei corsi post parto, vedo anche in base alla richiesta. Però sì, il primo progetto in cantiere è quello di fare i corsi.
Quello dell’ostetrica è un lavoro femminile, ti è capitato di incontrare anche colleghi uomini? Hai notato dei pregiudizi nei loro confronti?
Sì, mi è capitato di lavorare con degli uomini, perché proprio quando facevo la scuola un anno dopo al mio c’era un ostetrico. Grossi pregiudizi no, anzi, dei due vengono forse scambiati per dei ginecologi. Siamo abituati a vedere il ginecologo uomo e l’ostetrica donna. In realtà ci sono ginecologhe donne e ostetrici uomini, che sono oggettivamente pochi rispetto al numero totale delle ostetriche. Quello che ho notato nel momento in cui ho avuto a che fare con loro è che spesso venivano scambiati per degli specializzandi in ginecologia e quindi anzi, aumentati di grado. Questo nell’ambito ospedaliero. Al di fuori, per il discorso seguire gli allattamenti o seguire le donne in gravidanza etc non mi è mai capitato e non so dirti se una donna può sentirsi in difficoltà ad andare magari a parlare di certi temi con un uomo, piuttosto che con un’ostetrica femmina.
Pensi che un uomo possa essere in grado di coprire un ruolo importante come questo?
Certo, io penso di sì, nel senso che al di là dell’essere uomini o donne siamo tutti molto diversi. Ci sono delle donne che non sono in grado di fare questo lavoro, ci sono donne che non sono portate per fare le ostetriche, che non sanno essere empatiche o che non ci sanno fare con il mondo dei bambini, come invece ci sono degli uomini che sono estremamente portati, estremamente in grado e assolutamente capaci nel fare questa cosa nel modo migliore. Quindi sì, io penso di sì.
Che consiglio puoi dare alle giovani ragazze che vogliono fare questo mestiere.
Il consiglio principale penso che sia quello di perseverare e di non essere giudicanti. A volte mi capita di vedere delle giovani ostetriche neo laureate che si approcciano alla mamma in modo carino (quello sempre!) ma con una sorta di “eh, ma la mamma non sa quello che sta facendo, glielo devo spiegare io”. Ecco, secondo me questo è sbagliato. Nel lavoro dell’ostetrica ci vuole molta umiltà, bisogna ascoltare molto, moltissimo. E l’altra cosa principale dell’ostetrica è il riuscire in un qualche modo a stare ferma. Aspettare. Mi riferisco principalmente al discorso del parto. A non intervenire, ad aspettare, ad ascoltare.
Poi il percorso di studi è abbastanza impegnativo, soprattutto il discorso del tirocinio, perché sono 3 anni in cui di fatto si lavora e si studia in contemporanea e una volta finito ti catapultano subito a lavorare. Poi difficilmente subito riesci a lavorare vicino a casa, quindi ti devi muovere etc. Sicuramente è molto impegnativo. Oltretutto se uno decide, come me, di seguire una strada esterna all’ospedale, diciamo che la prima cosa di cui ci si accorge è che la stabilità è assolutamente immaginaria, nel senso che io tutt’ora adesso, alla mia età, non ho ancora un posto fisso e mai l’avrò probabilmente. O si lavora in ospedale e dopo i vari concorsi e anni in giro in ospedali vari ci si riesce ad avvicinare a casa e ad avere un posto sicuro, altrimenti al di fuori si fa un po’ più fatica a crearsi il proprio spazio. Quindi sì, facendo un riassunto di quel che ho detto consiglio se volete farlo davvero questo mestiere è di essere perseveranti, umili, sempre all’ascolto e di aspettare.
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