Melissa mi ha contattata per raccontarmi la sua storia, una storia di una giovane donna che come tante ha avuto il coraggio di inventari e reinventarsi, assieme alla sua famiglia. Melissa mi ha contattata perché vuole mandare un messaggio positivo a tutte quelle donne e ragazze che si trovano in un momento difficile, un momento caotico, un momento travagliato della loro vita. Perché non si sentano sole, perché capiscano che c’è sempre tanto che si può fare, perché apprendano che ogni sfida e ogni lotta è un passo in più verso la felicità.
Ciao Melissa, raccontami brevemente di te. Dove vivi e cosa fai?
Ciao Elena. Io sono nata e cresciuta a Vignola. Sono stata sempre una ragazza tranquilla, i miei nonni erano commercianti e sono sempre stata a contatto con le persone. Avevo una vita semplice, frequentavo l’oratorio e mi piaceva molto. Sono stati anni bellissimi, i gruppi dell’oratorio erano come una famiglia nella quale sono cresciuta fino ai 20 anni.
Ho fatto il liceo scientifico e poi magistrale a Modena, per poi seguire la via magistrale. Ho fatto tanti anni la baby sitter e la supplente educatrice di asilo nido dell’Unione.
A 27 anni ho conosciuto mio marito. Uscivo da una storia di 6 anni, con un ragazzo tranquillo, con vita simile alla mia. Era una grande sicurezza, ma non era il ragazzo della mia vita. Col senno di poi mi sono accorta che mi sono molto rifugiata in lui in quegli anni.
Quando hai conosciuto tuo marito è iniziato un capitolo bello tosto della tua vita.
Riccardo era un ragazzo totalmente diverso! Lavoravo con mia mamma nel negozio di frutta e verdura dei nonni. Mia mamma aveva la passione per la bicicletta e sapeva che a Formigine viveva questo ragazzo, Riccardo Riccò, che aveva avuto problemi col doping e mi parlava spesso di lui come di un grande atleta, che aveva passato anni terribili.
Riccardo era un ragazzo molto riservato, in tv era più spavaldo. L’ho conosciuto dopo la sua squalifica per doping e mi colpì molto perché era un ragazzo molto semplice, avevamo molto in comune. Nonostante avesse fatto il Tour de France era una persona molto disponibile e umile. Aveva un bambino di 11 anni e stava uscendo anche lui da una storia: una convivenza di 10 anni, conseguente separazione da suo figlio. Gli stava crollando il mondo addosso: la carriera, la moglie, il bambino. L’ho conosciuto in questo momento, quando lui venne in negozio a salutare mia mamma.
Come sono stati i primi tempi con Riccardo?
Questa è una storia di speranza. Non so come abbiamo fatto a fare quello che abbiamo fatto. Le premesse non erano buone. Non aveva la spensieratezza di un ragazzo di 31 anni. Era crollato tutto il suo mondo. Non aveva più stimoli, non aveva mai lavorato oltre alla bicicletta. Era passione, viveva per la bicicletta. Da ragazzino non ha vissuto la sua adolescenza, perché doveva seguire un’alimentazione particolare, seguire allenamenti continui, essere un professionista sportivo è molto impegnativo. Ha investito tutto sulla bicicletta, per lo sport. Il percorso di istruzione era parallelo, ma niente a che vedere con la vita di un ragazzo comune. La sua è stata in tutto e per tutto una vita molto diversa dalla mia. Il suo era un mondo a me sconosciuto.
Ho lasciato da parte il pregiudizio per la prima volta. Ho lasciato da parte le chiacchiere e mi sono avvicinata a lui.
Purtroppo è stato terribile! Ho perso tante amiche e questo mi ha fatto stare molto male. Quando camminavo per Vignola la gente mi guardava in modo diverso. Di colpo mi hanno associata a un mondo “cattivo”. Ho subito un vero e proprio abbandono sociale. E lì ho capito ancora di più cosa stava passando Riccardo. Ai miei occhi era diventato una roccia e ho iniziato a nutrire una grande stima per come stesse affrontato tutto e per come fosse stato forte dopo la squalifica. Da lì è nato tutto.
E vi siete trasferiti alle Canarie…
Esatto. Dopo 6 mesi volevo andare a vivere con lui, ma qui non era possibile, le pressioni erano troppe, vivere in un contesto come il nostro era impossibile. Così siamo partiti per Tenerife. Ho tirato fuori le unghie. Loris, gelataio di Formigine, “tifava” per noi è ci ha detto che se trovavamo un posto in giro per il mondo ci avrebbe dato la ricetta del suo gelato. Un grande gesto di vicinanza!
Una volta a Tenerife abbiamo girato l’isola e abbiamo deciso dove sistemarci. Loris è venuto da noi un mese e ci ha insegnato tutto quello che dovevamo sapere. Ci ha regalato la speranza di ripartire e di farci una vita.
Ed è nato Chocoloco. Come è andata?
Ci siamo messi in moto e abbiamo creato Chocoloco. La voglia di fare e di farcela può superare tante difficolta. In poco tempo Riccardo si è appassionato, ha modificato la ricetta personalizzandola, ha superato le nostre aspettative. Ma mentre Riccardo rinasceva, io morivo. Era il 2016, un anno di svolta della mia vita. Il 3 febbraio è nata Chocoloco, il 3 settembre ci siamo sposati in Italia, a Rocca Santa Maria. La gelateria tutti i mesi aumentava le vendite. Inizialmente i nostri clienti erano gli italiani a Tenerife che ci hanno aiutato. Gli autoctoni sono stati più lenti, ma poi anche con loro siamo riusciti ad avere una clientela fedele. Cresceva il lavoro, ma io non stavo bene. Dopo un anno e mezzo ho provato a mettere in vendita la gelateria, ma non riuscivo. Avevo una grande guerra interiore, volevo tornare in Italia, a casa mia, ma in Italia mio marito non stava bene e non sapevo come parlargli di questa cosa. Ci ho messo 6 mesi prima di aprirmi con lui, non volevo distruggergli di nuovo la vita, non volevo sminuire l’amore che provavo per lui, ma avevo bisogno delle mie amiche, del freddo, dei boschi, della natura, di casa. Quando traballa tutto stare insieme non è facile. Ma i giorni passavano senza parlargli di questo mio disagio e più il tempo passava e più il mio malessere si ingigantiva. Riccardo mi ha capito subito, ma avevo paura a riportarlo in Italia. A Tenerife viveva in un mondo protetto, volevo aspettare. Tra l’altro la nostra gelateria in poco tempo ha iniziato a lavorare tantissimo. Mi sentivo di avere in mano una Ferrari ed essere ingrata per tutto quello che avevamo.
Ho tenuto botta 4 anni dal giorno che abbiamo messo in vendita la gelateria e sinceramente non so come ho fatto. Venivo a casa a maggio e novembre. Le mie ferie le facevo in Italia, a casa mia. Lasciavamo la gelateria sempre aperta, avevamo assunto delle ragazze, mentre tutte le altre attività chiudevano per ferie. Il nostro sangue emiliano ci ha fatto marciare! Tenerife è un’isola razzista verso gli italiani, ci hanno creato diversi problemi e abbiamo fatto molta fatica a integrarci. Avevamo messo il cartello “gelateria italiana”, ma non andava. Così abbiamo creato qualcosa che andava oltre al gelato. Chocoloco era diventata la mia famiglia, quella che mi mancava.
L’attesa però era straziante. Una vita dura per due ragazzi giovani. A lui mancava il figlio a me mancava tutto, a partire dall’odore della pioggia, dei boschi. Quando sei lontano iniziano a mancarti delle cose che mai ti saresti immaginata.
Era una vera e propria avventura per entrambi: un lavoro nuovo, posto nuovo, lingua nuova. Appena sposati, come coppia eravamo molto freschi. Ci siamo catapultati in una storia da adulti. Cambiavo i dipendenti continuamente perché lavoravamo tanto e tutti i giorni, ma molti ragazzini si stancavano.
Quando non ne potevo proprio più sono arrivate due ragazze che mi hanno davvero aiutata. Iniziavo a mollare, non mi interessava più andare avanti. Sono stata sempre una combattente, ma non riuscivo più a farmi coraggio. Anche nella coppia iniziavo ad essere rassegnata. Non pensavo di poter venire via da lì. Non riuscivo più a reagire. Quando lotti tanto per qualcosa che va così bene è difficile. Potevamo anche tirare giù il prezzo di vendita della gelateria, ma non mi sembrava giusto nei confronti del nostro lavoro, delle nostre fatiche. La mia natura di stringere i denti andava a braccetto con la rassegnazione, che di carattere è una cosa che non mi appartiene.
Quando è iniziata la svolta?
Quando ho iniziato a pensare a qualcosa che mi piacesse. Da lì è nata la voglia di studiare Marketing e mi sono appassionata. A novembre di quell’anno sono stata a Barcellona per un corso di formazione e così ho iniziato a usare i social per l’attività di gelateria. Ho iniziato ad appassionarmi. Barcellona è stata la svolta della mia vita.
Se vuoi una cosa che non hai mai avuto devi avere la forza di fare una cosa che non hai mai fatto.
Quando smetti di fissarti sulla vendita, vedrai che venderai. Appena ho tolto la fissazione di vendere la gelateria, ho venduto. Appena mi sono concentrata su me stessa, ho trovato, proprio quando ho lasciato perdere.
Dal corso a Barcellona è nato il progetto della gelateria di adesso. A dicembre 2019 ho venduto la gelateria di Tenerife, con la cifra che volevo prendere. Ho sofferto lontana dalla mia famiglia, ma mi interessava prendere i frutti del mio lavoro e di tutto quello che significava. Mai fatti 3 giorni di ferie in 5 anni.
Il 12 gennaio 2020 siamo tornati in Italia.
Dove trovavi la forza di andare avanti quando eri a Tenerife?
Grazie ai miei cani! Sono partita col mio pincher dall’Italia, ma là abbiano preso due Labrador. Loro hanno contribuito a darmi la forza per stringere i denti. I miei cani mi hanno salvata. Una donna responsabile ha un istinto materno e loro erano le creature di cui mi dovevo occupare, dovevo rimanere lucida. Tante volte che volevo piangermi addosso pensavo a loro. Erano loro che mi portavano fuori a passeggiare, non io.
E proprio pensando ai miei dolci compagni a quattro zampe ho pensato di fare gusti per i cani nella gelateria. E sempre in gelateria organizzavo raccolte fondi per il canile. Molte persone entravano per aiutare. La gente si fidava di me, nonostante non fossero miei clienti. La soddisfazione per questo è stato davvero tanta e mi ha fatto molto bene. Manchiamo ancora a tanti a Tenerife. Il nostro non era solo business, hanno capito le nostre intenzioni. Ero diventata un punto di riferimento per i proprietari di cani. La gente si sentiva accolta. Il nostro non era solo un negozio, ma qualcosa di più bello.
Arrivati in Italia cosa avete fatto?
In quarantena ho messo a punto il progetto, uno stop rivoluzionario, che mi ha fatto fermare e capire come distinguermi tra le altre gelaterie. Volevo unire il mio studio e la mia esperienza, le mie passioni e fare qualcosa di nuovo e speciale.
Ho studiato per diventare educatrice di asilo nido e ho sempre avuto un occhio particolare per i bambini. Quando abbiamo aperto la gelateria a Vignola ho voluto proprio creare un mondo costruito su di loro, che li lasciasse a bocca aperta.
E’ così che mi è venuta in mente la prima gelateria dedicata ai bambini: il mondo della giungla con pupazzi all’interno della gelateria ad accogliere i bambini. Quattro gigantoni di stoffa con cui mangiare il gelato o farsi foto. E anche una buona parte di gusti è stata pensata per i bambini. Gusto Puffetta, un cremino di cioccolato variegato alla fragola e fior di latte, gusto Unicorno, Chocoloco, Peppa…
Durante la quarantena ho studiato anche WordPress è ho creato un blog dove parlo di tutto quello che ruota attorno al gelato e la nostra storia, i falsi miti sul gelato. Uso molto i social e punto sulla totale trasparenza delle preparazioni e materie prime. Credo che sia importante nel confronti della propria clientela.
Dopo qualche mese abbiamo messo a punto nuovi gusti per il gelato dedicato agli amici a quattro zampe. Non potevo non provarci anche qui in Italia, ma purtroppo la burocrazia italiana ci ha fatto abbandonare il progetto.
Come vi ha accolto la gente una volta tornati?
Abbiamo stupito, molto! Credo che nel tempo la gente si sia ricreduta. Abbiamo fatto una cosa che non era comune, abbiamo fatto qualcosa di grande, di forte. Quando siamo partiti Riccardo era tranquillo, come io sono partita per Tenerife per aiutare lui, lui è tornato a casa per aiutare me. Sentirsi liberi senza pettegolezzo da bar era salutare, ma io non ero felice, ero spenta. Sono una persona entusiasta di natura ed ero diventata tutt’altra cosa. Ci siamo sposati dopo 2 anni di fidanzamento. Abbiamo saltato la fase del fidanzamento leggero. Abbiamo creato qualcosa che poi è rimasto. Sposi e soci. Ho molta sicurezza nel nostro rapporto e tutto quello che abbiamo costruito è stata una continua conferma che ho fatto bene a sposarlo, a seguire quello che provavo, non mi ha mai abbandonato. Sono felice, abbiamo costruito qualcosa di molto forte.
Se ti vuoi bene lavorare insieme è bello. Al di là dell’innamoramento ci si vuole bene oltre a tutto. Riccardo, oltre a mio marito e al mio socio, è un vero amico. Il mio braccio. Io mi ero annullata. Ma l’amore per me, per Riccardo e per i miei cani mi aiutata.
Ovviamente appena aperti i giornalisti sono arrivati, ma gli articoli, le prime pagine, erano positivi, erano incentrati più sul riscatto di Riccardo, sulla sua vita cambiata con umiltà e volontà. C’è stata molta comprensione e incoraggiamento da parte di tutti. Venivano tifosi a fare le foto a bancone, abbiamo letto cose molto belle. Poi ovviamente ci sono stati anche i leoni da tastiera su Facebook, ma è stata una cosa molto marginale.
Tu nella gelateria di cosa ti occupi?
Io mi occupo della vendita e della promozione. Fidelizzazione e rapporto col pubblico.
Cosa consiglieresti alle giovani ragazze e alle donne che stanno passando un momento traballante della loro vita?
Di fare quello che salvato me, cercare fuori dal problema qualcosa che le possa motivare, qualche passione che è rimasta nascosta sotto di loro. Prima o poi tutti scoprono un talento, devi cercarti dentro. Essendo sempre di corsa è difficile, ma appena mi sono staccata dal problema ho trovato la mia soluzione. Andare oltre alla superficie e approfondire le cose, le passioni che abbiamo tutte più o meno nascoste.
Hai una musa a cui ispirarti?
La mia musa è il mio papà, che mi ha sempre insegnato a non piangermi addosso. Durante i periodi più difficili della della sua vita, non l’ho mai sentito lamentarsi, non ho mai subito le sue sofferenze. In un mondo dove la gente si abbatte e fatica a far fronte alle situazioni buie della vita, lui mi ha sempre insegnato ad accettare la realtà com’è, a trovare una soluzione, a trovare dentro di me le risorse per andare avanti. Perché la realtà non si può cambiare, così come le persone, ed è inutile lamentarsi o guardarsi indietro. E’ un uomo con i piedi per terra, concreto, che ha usato lo sport come aiuto per lavorare su di sé e affrontare i momenti dolorosi. Ha un carattere forte ed è stato un grande punto di riferimento e un esempio da seguire.
Potete trovare Melissa alla gelateria Chocoloco di Vignola, sul sito web: https://chocoloco.it, su Instagram e Facebook.

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