Krisztina è stata la mia vicina di casa per 6 mesi. La mia prima vicina di casa, la ragazza della porta accanto, quella vicina che tutti vorrebbero come vicina. Quella vicina che quando tornavo a casa stanca da lavorare mi aspettava sul pianerottolo con un calice di vino e i taralli alla cipolla – che ancora mi sogno alla notte. Quella vicina che se ero sola a cena aggiungeva sempre il mio posto a tavola. Quella vicina che aveva arredato la sua casa con un gran gusto. Ancora oggi mi ricordo benissimo ogni dettaglio di casa sua, in particolare il bagno e alcuni dei suoi quadri.
Quando abbiamo smesso di essere vicine di casa abbiamo continuato comunque a sentirci e tenerci aggiornate. Giusto due anni fa ha deciso di licenziarsi dal suo lavoro e di mettersi in proprio per fare l’artista, prima come ceramista e adesso come pittrice.
Così ho deciso di intervistarla per voi.
Krisztina, attualmente di cosa ti occupi? Quando hai deciso di mollare tutto e provare a vivere di ciò che ti appassiona? Come hai capito che era la scelta giusta per te?
Ciao Elena, io oggi mi occupo di arte, pittura e ceramica a tempo pieno, ma sempre dopo aver messo a posto la casa, i gatti, il cane, i pesci, la figlia e il marito! Ho deciso l’anno scorso, perché vedevo che il mio lavoro d’ufficio (home office) non avrebbe più avuto il rendimento di prima, l’andamento del mercato nel mio settore era molto negativo.
La decisione in realtà ha iniziato a farsi viva nell’autunno del 2019, poco prima della pandemia. In quel periodo ho iniziato a fare delle ceramiche e porcellane nel mio studio e ho sentito una sorta di pace mentre lavoravo, cosa che non mi succedeva nel lavoro “vero”. Piano piano mi concedevo sempre più tempo con le mani nell’argilla rispetto a quello sul portatile o sul cellulare. Ovviamente avevo sempre davanti il telefono, dovevo essere reperibile e a disposizione, ma il mio mondo reale si trasformava. La realtà di prima sembrava sempre più estranea.
Poi durante il lock-down, con il laboratorio pieno di ceramiche che aspettavano la riapertura, ho iniziato di nuovo a dipingere, dopo anni che non lo facevo.
Mi sono approcciata in modo diverso, senza voler piacere a tutte le voci che erano presenti nella mia testa. Volevo solo liberare quello che avevo in mente con la composizione, l’armonia, i segni e le superfici. Mano a mano che buttavo il colore sulla tela, spalmavo, aggiungevo e toglievo il colore, pensavo che quello che avevo di fronte non doveva piacere, ma doveva accompagnarmi nell’espressione di quello che sentivo. Quello che avevo di fronte era solo un pezzo di tela e anche se non mi fosse piaciuto lo potevo buttare. Volevo sradicarmi dal giudizio. E così ho cominciato a sentire una soddisfazione stupenda. Ho iniziato a trovare la mia strada.
Tu fai oggetti di ceramica… ma come si fa? Che tipo di attrezzature servono?
Sì, faccio oggetti in ceramica e porcellana, sono pezzi unici che modello a mano nel mio studio.
Per fare la ceramica serve uno spazio prima di tutto, uno spazio anche piccolo dove puoi lasciare le tue creazioni alla sera per poi continuare a lavorarci la mattina dopo, senza dover mettere sempre via tutto come facevo prima, quando facevo le mie sculture in cucina…. Alla sera mettevo via e preparavo la cena… follia! 😀
Poi le altre cose indispensabili sono chiaramente il materiale da lavoro, cioè l’argilla, la terra, l’impasto, che possono essere molto diversi tra loro, con differenti proprietà che servono per ottenere certi risultati o altri. L’impasto della porcellana per esempio è molto liscio, senza granelli, sembra quasi dell’amido bagnato per come è “secco” ed e anche la più difficile a lavorare. L‘argilla da tornio, che da crudo si presenta verde fango e cuoce in un color rosso è più semplice, più “grassa”, adatta ad iniziare a fare degli esperimenti… poi ci sono le terre refrattarie che sono piene di granuli di argilla cotta macinata fine: questa aggiunta da la possibilità di costruire oggetti più grandi, oppure oggetti che si useranno in cucina, perché sopportano bene il cambio di temperatura, lo shock termico. Poi ci sono i gres che sono poco fragili, e si usano per piastrelle o sempre in cucina… c’è la terra per il Raku che è una tecnica giapponese millenaria, rivisitato dagli americani e ultimamente praticato anche in Italia. E questa è solo la punta dell’iceberg 😀
Come materiale serve anche qualcosa per decorare. In genere si usano smalti in polvere, sciolti in acqua, che vanno applicati e cotti, oppure dell’ingobbio, o ossidi, oro lustri da terzo fuoco… La scelta è ampia anche qui. Poi servono pennelli, molti pennelli!
Serve ovviamente un tavolo o un piano di lavoro, delle bacinelle per l’acqua, spugne, delle mirette o occhielli per modellare, anche degli “stecchi”, una spatola, un filo di metallo per tagliare il cosiddetto panno, ah già… un grembiule! Acqua vicina e puoi partire.
All’inizio ho portato le mie cose a cuocere da un ceramista che faceva cottura conto terzi a 1000°C, ma poi quando ci siamo trasferiti in questa casa più grande dove ho il mio spazio, mi sono comprata un forno ad alta temperatura, così posso cuocere anche le porcellane, che vanno a 1280°C.
Ho preso anche il tornio, che serve però solo se si vogliono fare dei vasi, piatti, ciotole etc, oggetti circolari.
Quanto impieghi per fare un oggetto?
Questo dipende dall’oggetto, può variare da un’ora di lavoro tra le varie fasi di asciugatura e cotture per un piatto, come possono essere 10/15 ore per un vaso alto con molti particolari decorativi modellati. Lo stesso vale per le piastrelle ritagliate e decorate a mano: ci impiego circa 8/10 ore per fare un mq, ma più le piastrelle sono piccole più tempo ci metto a fare un metro. Poi c’è il tempo di asciugatura e le varie cotture.
Chi ti ha insegnato? Come hai imparato?
Dal 1995 ho frequentato per 3 anni la scuola Cova a Milano, diplomandomi come addetta alla lavorazione della ceramica e vasaia. Questo mi ha dato la base e la sicurezza tecnica. In quel periodo andavo quasi tutti i giorni in un piccolo laboratorio di ceramica vicino a casa, gestita da padre, madre e i due figli e osservavo questi artigiani mentre facevano lavori con una grande manualità acquisita durante decenni. La loro sicurezza a maneggiare il materiale era affascinante. Qualche volta mi lasciavano dare una mano, ma era più che altro perché io insistevo di voler provare.
Dopo il diploma ho messo su un piccolo laboratorio, un monolocale piano terra in una vecchia casa di ringhiera a Milano, ho preso il forno, il tavolo e tutto il resto.
Nella pittura invece ho un’istruzione anomala, un po’ a scuola, un bel po’ nelle lezioni private di un professore di Brera inizio anni ’90 (le basi vere della pittura e del disegno le ho imparate da lui!) un po’ autodidatta da libri e tutorial e osservando nei musei. Poi molta esperienza fatta negli anni, nei periodi in cui prendevo in mano i colori.
Come trovi l’ispirazione per le tue creazioni?
La trovo nella natura. Vivendo in Valtellina a Chiuro sono circondata da montagne, foreste di larice, boschi con tappeti di muschio, insetti di ogni tipo, fiori, vigneti, meleti, piccoli borghi, casali antichi… L’ispirazione non manca. E’ il tempo a volte che faccio fatica a trovare. Per trasformarla in ceramiche e dipinti mi metto a lavorare e le idee vengono da sé, non penso troppo. Credo sia come un serbatoio che si riempie durante le passeggiate e trekking, per poi uscire come da un piccolo rubinetto che si apre appena ho del materiale in mano sul quale mi posso sfogare.
Così come le impressioni che accumulo durante i viaggi, i mari del nord, l’atlantico, paesaggi come in Scozia o il Portogallo con le sue varie facce… molte volte mi cattura l’artigianato tipico dei posti dove andiamo durante questi viaggi lunghi.
Adesso e un po’ che non si viaggia ma mi sembra come se le cose che ho visto si fossero sedimentate nella mia memoria.
Non solo ceramica, ma anche pittura. Cosa ti piace dipingere?
Devo dire che nell’ultimo anno mi sono concentrata quasi esclusivamente sulla pittura.
La pittura è il mio amore grande fin da piccola. Per molto tempo mi sono sforzata per imparare a dipingere cose che assomiglino alla realtà e quando ci sono riuscita con un risultato per me accettabile e con la sicurezza di poterlo rifare in ogni momento, allora mi sono data all’astratto. Follia! Ho dovuto dimostrare a me stessa che sono capace di dipingere dal vero, per darmi il permesso di fare ciò che mi rende felice.
Cos’è per te la pittura? Cosa ti ispira?
La pittura per me e felicità, meditazione, serenità mentale e soprattutto un viaggio continuo.
Inizio ogni quadro con una grande libertà, nei colori e le forme che butto sulla tela, poi piano piano emergono dei scorci che mi piacciono, comincio a lavorare intorno a quelli e aggiungo altri per esaltarli o per distrarre l’occhio e guidarlo da un’altra parte.
Ogni quadro per me ha una propria vita, io cerco di seguire quello che succede, evitando di intervenire con l’intelletto, pensieri etc., per questo ascolto solitamente qualcosa che occupa la parte destra del cervello, dei Podcast o una stazione radio dove parlano di varie filosofie. La musica non basta per distrarre una testa caparbia come la mia.
L’ispirazione la prendo sicuramente dalla natura. Vivo in Valtellina e quindi ho sempre qualcosa di nuovo che mi impressiona per la sua bellezza, con ogni cambio di stagione, luce o tempo o facendo anche solo 500 metri a piedi. Prati, fiori, montagne, la neve e tutto quello che mi circonda.
Per quel che riguarda invece la percezione delle persone rispetto a quello che dipingo è vario. Molto dipende dal gusto dell’osservatore. Di solito però chi ha un mio quadro in casa, dice che si affeziona e l’occhio cerca il quadro, trova sempre scorci e dettagli nuovi che sembravano non esserci il giorno prima.
Questo mi da soddisfazione perché vuol dire che sono riuscita nell’intento di dare un momento di relax spensierato lontano dalla realtà, e che questo piace… quando guardiamo qualcosa di bello ci perdiamo per un attimo, anche solo per un secondo prima che il cervello cominci a categorizzare l’oggetto. Nell’astratto il cervello deve sempre cercare di nuovo mentre l’occhio ha sempre quell’istante di libertà 😉
Il mio astratto allegro, con i suoi colori luminosi, può essere un sollievo dalle cose meno belle della realtà, un piccolo rifugio dove scappare per qualche istante.
Cos’è per te l’arte?
L’arte per me è interiorità, io la preferisco bella, che dia delle sensazioni liete, che ti sollevi e faccia sorridere o ricordare delle cose belle. Forse è un modo antiquato di pensare, ma secondo me se ti circondi di cose belle che ti sollevano, anche la tua vita diventa più bella e piena.
Oggetti unici, artistici, che siano quadri, sculture o artigianato raffinato, dove una persona ci ha messo il suo tempo, impegno, il suo lavoro, il suo cuore… quello ti può cambiare la vita, darti gioia. Emanano qualcosa di difficilmente descrivibile. Chi ha visto dal vivo delle opere dei grandi maestri del passato e ha sentito muovere dentro di sé qualcosa sa di cosa parlo. Oggi l’arte e più complicata, ci dicono che bisogna pensare e comprendere… sarà, ma a me piace semplice, facile, bella, intuitiva…
Qual è il tuo target di riferimento?
Le persone che acquistano le mie opere sono molto diverse tra di loro, come età vanno dai 25 agli ultra 60enni e anche nello stile di vita di solito non si assomigliano… Sono però persone sensibili e attente al dettaglio, almeno quelli che ho avuto il piacere di conoscere. Ecco se c’è una cosa che li accumuna è probabilmente la sensibilità.
C’è chi sostiene che di arte non si può vivere. Tu cosa ne pensi?
Io penso che SENZA arte non si può vivere!
Se mi guardo intorno e penso di togliere dalla vista tutto quello che è arte (arte visuale, design, musica, architettura etc….), la vita sarebbe davvero molto vuota e noiosa.
Se vuoi vivere di arte guadagnando abbastanza per pagare le spese quotidiane, quella penso che sia una questione di tenacia, se hai la convinzione che l’arte è parte fondamentale della vita, anche di tutti i giorni, troverai persone che hanno il piacere di circondarsi con oggetti belli e ti aiutano a vivere della tua arte.
La cosa fondamentale a mio avviso è trovare la propria forma di espressione, arrivare ad un punto di essere sicuri di quello che si fa, farla in modo professionale lavorando con ottimi materiali e una tecnica che rispetta le proprietà di questi. Poi un pizzico di fortuna che non guasta, un altro po’ di tenacia e fede durante i momenti “morti”, dove sembra che non succeda nulla. Poi però le vendite diventano regolari e ci si può vivere.
Non dico che è facile ma ci si può arrivare, sicuramente è necessario inventarsi sempre, perché farsi conoscere è fondamentale. Se non fai niente non torna indietro nulla. A volte fai ma torna dopo tanto tempo. Ci sono molti miti sull’arte, ma la verità è che fondamentalmente è un lavoro.
Come hai trovato il coraggio di mollare il tuo lavoro per dedicarti alla tua passione?
Il coraggio in realtà non mi mancava, è stato uno sviluppo quasi naturale. C’era questa voce nella mia testa che continuava a chiedere: sei vicina ai 50, quanto tempo vuoi ancora aspettare prima di fare quello che piace a te? E allora mi sono detta, provo per 3 anni, se viene fuori qualcosa di buono continuo, se no torno a lavorare in un ufficio export 😀
Sei sempre stata attratta dall’arte: come hai fatto fino ad ora a coniugare questa passione con il tuo lavoro a tempo indeterminato?
Ero attratta fin da bambina, ma non mi sono data il permesso di farla come lavoro vero e proprio fino ai 28 anni. Fine anni ’90 poi i primi anni del 2000 ho lavorato a 4 mani con il mio compagno di allora e abbiamo vissuto di arte per circa 8 anni, poi il rapporto si e rotto e io ho voltato le spalle all’arte.
Sono riuscita a rimanere convinta per circa 10 anni che non m’importasse più, lavoravo in ufficio con delle belle soddisfazioni fino a qualche anno fa, quando una mia amica mi ha chiesto se potevo fare un dipinto per lei con dei papaveri e l’ho fatto. E lì la diga si e rotta e ora viene giù più forte di prima. Penso che sia una specie di dipendenza.
Hai vissuto in diversi posti nella tua vita. Come ha influenzato questo “nomadismo” nel tuo lavoro e la tua arte?
Sì, ho cambiato spesso nazione e paesi dove vivevo. In parte ogni trasloco t’impoverisce perché perdi per forza le persone a cui ti sei affezionato, ma la cosa bella nel lasciarsi tutto alle spalle è che ogni volta porti con te la persona che non puoi lasciare indietro: te stesso. E cosi piano piano capisci cosa sei tu in sostanza e cosa sono le circostanze. Devi per forza guardare da vicino come sei fatto tu, e cosi come una cipolla ti togli tutti i strati fino ad arrivare al nocciolo.
Nel lavoro mi ha aiutato moltissimo nella comprensione di altri modi di pensare rispetto al mio, valori e usanze che cambiano da paese a paese. Con questa apertura riuscivo ad affrontare molti clienti esteri e risolvere anche situazioni difficili.
Nell’arte invece la mia personalità va a braccetto con la mia forma di espressione, più tolgo l’ego più fluido diventa il momento creativo.
Hai due figlie, loro cosa ne pensano di questo cambiamento? Loro cosa vogliono fare “da grandi”?
Le mie figlie sono le mie più grandi fan, a detta loro 😀 Mi incoraggiano! La “piccola” mi fa da critica costruttiva. Deve ancora finire il liceo e vorrebbe fare la veterinaria o comunque qualcosa con gli animali. La grande invece si è laureata in ingegneria dei materiali e nanotecnologia e sta facendo la magistrale con l’indirizzo energie rinnovabili. Anche lei e contenta che io segua quello che mi rende felice.
La persona con cui ho avuto più da “lottare” inizialmente è stata mio marito, lui era un po’ scettico, del tipo: di arte non si vive etc. Poi man mano che vedeva quello che producevo e la reazione delle persone e le vendite che iniziavano piano piano si e convinto che andava bene, che si poteva fare.
Cosa ti insegna l’arte?
L’arte m’insegna a fidarmi di me stessa. M’insegna che la vita è un caos, ma se guardi con distacco e distanza tutto ha un senso. E soprattutto m’insegna che se qualcosa all’inizio sembra difficile o rovinato, lavorandoci su con pazienza, alla fine si aggiusta e prende senso e può diventare un bel pezzo. Tipo il brutto anatroccolo.
Hai una musa a cui ispirarti?
Una musa intesa come persona no, penso che noi tutti siamo umani con le nostre vite complesse, ognuno nel proprio mondo. Sarebbe difficile vedere solo una sfaccettatura e ispirarsi.
Invece la natura e l’intreccio dell’opera umana con essa, quella sì chela trovo molto intrigante. Mi piace anche molto ogni cosa che porta i segni del passare del tempo, l’intervento umano di esaltare questo con delle ristrutturazioni o restauri, l’artigianato vero, quello vecchio… Poi la natura stessa è una ispiratrice costante onnipresente.
Quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato in questo lavoro?
Questa è una ottima domanda. Metaforicamente la maggiore difficoltà ero io stessa, nel senso che finché non ci credevo non funzionava. Penso che sia normale incontrare dubbi e critiche sia dentro te stessa che fuori.
Nella vita pratica finora era lo spazio che mi mancava, senza uno spazio dedicato, pur piccolo che sia, non si può lavorare, creare, lasciare riposare e tornarci su il giorno dopo. Questo vale sia per la pittura che per la ceramica.
Un altro problema pratico era la reperibilità del materiale, la porcellana, le terre gres, il forno etc, ma a mettertici dietro trovi tutto, basta un po’ di pazienza, ricerca e buona volontà. I materiali per la pittura invece li trovo in parte in un paio di colorifici qui a Sondrio e parte da un fornitore online a Napoli.
L’altra difficoltà era sempre mentale, non sapevo come proporre le mie pitture al pubblico, in piena pandemia. Online sì, ma la pittura a volte ha bisogno di farsi vedere, “toccare” per essere comprata. In questo sono stata molto fortunata. Una Galleria a Rubiera (Galleria Tiziana Severi) si è interessata alle mie tele e da maggio ne hanno una ventina che il pubblico può vedere esposte poco alla volta.
Cosa consigli alle giovani donne che vogliono intraprendere questa carriera?
Armatevi di pazienza, costanza, curiosità e amore.
Apertura mentale e ricerca continua aiutano a migliorare.
L’autoflagellazione no invece. Quella blocca e non serve a nessuno.
Lo yoga aiuta.
Potete contattare Krisztina e consultare le sue opere su Instagram cricri.art per la pittura e MyKriArt per le ceramiche.
Sito web https://www.mykriart.com/

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