L’allattamento al seno è sempre stato per me un argomento molto sentito.
Ho allattato al seno a richiesta per 6 anni consecutivi, di cui 4 in tandem.
Ho sempre pensato che la salute mentale della madre fosse più importante di qualsiasi poppata al seno, non ho mai preteso che nessuna madre allattasse senza il suo volere, n’è ho mai ritenuto di essere meglio di chi non allattava per scelta o per necessità.
Ma mi sono sempre opposta a chi mi diceva “avrei voluto, ma non avevo latte”, perché quello che in realtà manca oggigiorno è il supporto giusto alle neo mamme.
Per non peccare come mio solito di presunzione ho deciso di fare qualche domanda a Laura Uguzzoni, l’ostetrica di fiducia di Donne Madonne (se non la conoscete leggete l’intervista a Laura a questo link!).
Buona lettura!
Tutte le mamme hanno il latte?
Sì, tutte le mamme se stimolate adeguatamente possono produrre latte. Gli unici casi in cui questo può non succedere è quando la mamma, a causa di un intervento, non ha più la ghiandola mammaria o se ha una patologia che non permette alla ghiandola di produrre latte. In questo caso però la mamma ne è a conoscenza da tutta la vita, non se ne accorge nel momento in cui va a partorire.
Quando è bene provare ad allattare e quando è meglio “rassegnarsi”?
L’allattamento al seno è caldamente raccomandato, ma è prima di tutto una scelta fatta dalla mamma che è stata correttamente informata nel corso della gravidanza e che decide di voler allattare. Quindi in tutti i casi in cui la mamma lo desideri è assolutamente importante sostenerla e promuovere l’allattamento. Il momento in cui rassegnarsi dipende sempre dalla mamma. A volte le cose non vanno nel verso giusto, l’allattamento non procede regolarmente come dovrebbe e ci possono essere diverse difficoltà. E’ importante, durante l’allattamento che la mamma rimanga comunque serena e tranquilla. Quando così non è, quindi quando sostanzialmente lei non ce la fa più, allora la scelta giusta è quella di lasciare andare. Io dico sempre alle mamme che l’allattamento è la scelta migliore per il bambino, per la mamma, per la famiglia, per la comunità. Ma per quel bambino è molto più importante che ci sia la sua mamma e per esserci io intendo una mamma presente, serena e tranquilla, in grado di prendersi cura del suo bambino. Alle volte purtroppo con le difficoltà legate all’allattamento questo può non essere così. Quindi è importante è valutare anche l’aspetto emotivo e dello stato di salute della mamma.
Il sostegno all’allattamento da parte dei professionisti (medici, ostetriche, infermiere) quando è importante per una giovane mamma?
Io penso che sia fondamentale, perché quando una donna è in gravidanza si concentra molto su quello che sarà il parto. Difficilmente, o raramente si concentra sull’allattamento e nel momento in cui il bambino nasce e prova ad allattarlo non sempre le cose vanno nel verso giusto da subito. Avere qualcuno che ti sostiene, che ti indirizza e che ti aiuta sicuramente è fondamentale.
Quali sono gli ostacoli più comuni che si incontrano?
Secondo la mia esperienza gli ostacoli più comuni che si incontrano sono due.
Il primo è quando, a causa di una mancata stimolazione precoce o una stimolazione non corretta, il seno della mamma non produce la quantità di latte che il bambino vorrebbe. Quindi c’è una differenza tra l’offerta e la richiesta. Questo fa sì che a lungo andare si instaurino dei meccanismi per cui il bambino non mangia la quantità giusta e corretta di latte, cresce un pochino meno e nel momento in cui poi va a fare il controllo dal pediatra viene data l’aggiunta. L’aggiunta non va demonizzata, ma introdurre un tipo di alimentazione completamente diverso dall’allattamento va ad interferire su tanti meccanismi, tra cui appunto l’attacco, il senso di sazietà e prima di tutto sulla produzione di latte.
Il secondo ostacolo è legato proprio al tipo di attacco. A volte in bambini hanno delle conformazioni particolari per cui non si attaccano correttamente da subito al seno della mamma e questo può provocare delle ragadi che sono molto dolore e compromettere di conseguenza l’allattamento, perché quando c’è dolore diventa molto molto complicato allattare, in una situazione comunque già stressante così.
Che tipo di sostegno è possibile dare a una neo mamma?
Come dicevo prima la cosa importante è che le mamme vengano informate prima durante la gravidanza, poi vanno sostenute molto al momento del parto, infatti si è visto che sarebbe importante riuscire ad attaccare i bambini entro la prima ora di vita. Questo fa sì che si formi un ricordo nella loro memoria legato al tipo di attacco. Si è visto che questo predispone a una buona riuscita dell’allattamento. Poi vanno sicuramente sostenute nei giorni di degenza in ospedale perché è lì che si gioca il grosso della partita, in quanto se la stimolazione del seno è corretta, poi il seno inizia a produrre il latte in quantità adeguata rispetto alla richiesta. E poi si possono sostenere le mamme a domicilio con consulenze e percorsi personalizzati nel caso ci siano delle cose che non vanno come vorremmo, se ci sono intoppi o difficoltà si possono creare dei percorsi personali specifici per trovare soluzioni ai problemi.
Come mai sta diventando una pratica sempre meno naturale?
Io credo che l’allattamento sia tutt’ora naturale. Penso però che ci sia un errore nell’interpretazione di “naturale”. Noi pensiamo a qualcosa di “naturale” come di “spontaneo”, di facile, che avviene senza difficoltà. Invece l’allattamento avviene naturale perché è il naturale proseguimento dopo il parto. Poi le difficoltà secondo me c’erano anche in passato, anche se tutto poi allattavano al seno. Penso che la differenza grossa rispetto ad oggi sia che le persone che stavano vicino alla mamma e la aiutavano a risolvere i problemi. Erano di solito le donne della famiglia. C’erano in effetti poche alternative valide. Oggi invece chi dovrebbe aiutare la mamma o non lo fa nel modo corretto o da delle alternative che subito risolvono il problema, ma poi a lungo andare peggiorano la situazione.
E’ importante allattare al seno?
Assolutamente sì. L’allattamento è stato nel 2018 inserito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’UNICEF e le partnership per la salute materno-infantile in un documento che i chi chiama nurturing care framework che ha la finalità di dare indicazioni e raccomandazioni su come investire al meglio nei primi 1000 giorni di vita del bambino. Si è visto che in questa fase di sviluppo del bambino è estremamente importante e le raccomandazioni vanno a interessare diverse aree del bambino. Ce n’è una che si chiama “alimentazione adeguata” all’interno del quale sono inseriti l’alimentazione complementare responsiva e la promozione e sostegno all’allattamento proprio perché è una pratica fondamentale.
Che tipo di benefici ci sono per il bambino?
Innanzitutto il latte della mamma è l’alimento perfetto per quel bambino dal punto di vista nutrizionale, perchè al suo interno ci sono i componenti nella percentuale in cui ne ha bisogno in quella determinata fase. Infatti si è visto che il latte varia al crescere del bambino per adattarsi proprio alle sue esigenze. In più è importantissimo per le difese immunitarie. Infatti col latte passano anticorpi e proteine che hanno una funzione antimicrobica. Sempre attraverso al latte passano anche i batteri buoni che fanno parte del microbiota intestinale della mamma e vanno a colonizzare l’intestino del bambino. Si è visto che questa colonizzazione precoce protegge il bambino dall’insorgenza di allergie e dalle malattie metaboliche, come il diabete e l’obesità. In più si è visto che l’allattamento al seno migliora lo sviluppo cognitivo del bambino.
Inoltre aggiungo che l’esercizio continuo che il bambino fa quando è attaccato al seno della mamma con la suzione favorisce un adeguato sviluppo del palato e una dentizione corretta.
E per la mamma che benefici ci sono?
Innanzitutto favorisce il legame mamma/bambino, mamma/bambina, è comodo perché è sempre comodo alla temperatura giusta, è specifico per quel neonato, è gratuito. In più si è visto che protegge dal tumore al seno, dal tumore all’ovaio e dall’osteoporosi in età avanzata. Inoltre, cosa da non sottovalutare, accelera la perdita di peso.
Le mamme che allattano devono seguire un’alimentazione particolare?
Le mamme che allattano possono mangiare di tutto all’interno di una dieta equilibrata e bilanciata ricca di proteine, vitamine e sali minerali e anche carboidrati. Le cose che vanno limitate sono quelle che andrebbero limitate nella quotidianità in generale, quindi cibi troppo raffinati, cibi fritti, cibi con molti grassi saturi e gli zuccheri.
Non ci sono alimenti che favoriscono il latte, così come non ci sono alimenti che riducano la lattazione.
C’è ancora chi ritiene che ci siano cibi che sembrano provocare coliche nel neonato, ma questa è una credenza che è assolutamente stata sfatata, perché non ci sono ad oggi studi a riguardo che supportino questa tesi. L’unica cosa che effettivamente è emersa negli studi recenti è che in bambini che hanno forti coliche (cioè che hanno dei disturbi intestinali effettivi legati a troppa aria con un’evidente irritazione della parete intestinale – quindi le vere coliche – e che le hanno per almeno 3 o 4 giorni a settimana) mettere le mamme a dieta di latte e latticini, quindi togliere anche i latticini in tracce negli alimenti, portano a un beneficio al bambino dal punto di vista dell’insorgenza di queste infiammazioni intestinali e queste coliche. Questo cambiamento è stato riscontrato in 1 mamma su 3, quindi non vale per tutte. Questa dieta quindi si da solo in casi molto molto particolari, non è una dieta da seguire così spontaneamente o necessaria per tute.
Per quanto riguarda invece lo stimolo della lattazione, l’unico alimento che si è visto avere un effetto galattoforo è la “galega officinalis“, una pianta studiata proprio per questa sua proprietà. Bere delle tisane a base di galega in associazione con finocchina o anice (che hanno la funzione di rendere il latte un po’ più dolce e quindi più appetibile per i bambini) può essere una buona soluzione per aumentare un po’ la produzione di latte.
Esiste una mamma con il latte “non buono”, che “è solo acqua”?
Non esiste un latte che non è buono, per il semplice fatto che per la salvaguardia della specie il nostro organismo funziona in modo perfetto. Nel momento in cui la mamma partorisce il bambino non è più lei la persona “più importante”, ma diventa suo figlio e di conseguenza, anche a livello di risparmio energetico, se dovesse esserci una mamma con problemi nutrizionali o che ha perso tanto sangue durante il parto e quindi di conseguenza non ha una buona riserva di nutrienti, il suo latte sarà comunque la miglior produzione possibile per quella donna. Qui da noi dove non ci sono problemi di mal nutrizione il latte ha sempre una altissimo valore biologico. Diverso è il caso in cui, nel terzo mondo ad esempio, ci sono situazioni di mal nutrizione grave e quindi può succedere che il latte non sia sufficientemente “buono” per far crescere correttamente il bambino.
Sul fatto che il latte sia solo acqua… è vero! Il latte è principalmente acqua e quindi se noi tiriamo il latte, specialmente nei primi giorni e lo lasciamo in una boccettina per un po’ possiamo vedere che si separa la parte soldia/grassa dalla parte liquida e la parte liquida è quella maggiore, quindi il latte è principalmente acqua. Ma dentro a quell’acqua sono sciolte sostante importantissime che noi non vediamo, oltre alla quota proteica e grassa che fa parte della parte più solida. Il latte della mamma per il bambino è importantissimo fino al primo anno di vita, ma se si potesse anche fino ai 2 anni pieni.
A proposito di “cultura popolare”: è credenza comune che con l’allattamento a richiesta il bambino si possa viziare. Se il seno dovesse diventare una coccola, meglio dare il ciuccio?
L’allattamento al seno, come abbiamo detto all’inizio, è una questione di scelta. Una scelta che deve essere fatta dalla mamma correttamente informata che decide cosa fare per lei e per il suo bambino. L’informazione corretta è quella di fare allattamento a richiesta, perché senza l’allattamento a richiesta il meccanismo di domanda e offerta difficilmente si instaura correttamente e quindi possono esserci dei problemi nella produzione del latte. In più è il bambino che sa quando ha fame, il bambino utilizza il seno anche per bere, quindi può essere che a un certo punto abbia sete, quindi non possiamo non dare il seno solo perché pensiamo che abbia appena mangiato. E’ giusto che la mamma che allatta risponda al bisogno del suo bambino anche in questo caso. Assolutamente va fatto a richiesta e non c’entra con i vizi.
I vizi, se così vogliamo chiamarli, sono qualcosa che può subentrare più avanti, quando il bambino è più grande, quando il suo cervello riesce a mettere in atto meccanismi che non sono assolutamente legati alla fase neonatale.
Per quanto riguarda la “coccola” c’è da dire che sì, il seno servirebbe anche per quello. Il seno ha anche quella funzione. La suzione tranquillizza il bambino, lo rilassa e fa sì che si liberino una serie di ormoni che lo fanno stare bene, gli ormoni del benessere. Oltre a quello ha una funzione benefica anche per il seno, perché lo prepara alla poppata successiva, da una stimolazione per la produzione di latte tra una poppata e l’altra. Quindi se la mamma lo riesce a fare sarebbe opportuno che desse il seno anche per la coccola. Poi ci sono momenti della giornata in cui non si può o delle routine che non ce lo consentono o semplicemente la mamma è stanca e non ha voglia di tenere il bambino attaccato tanto tempo e quindi può utilizzare il ciuccio. Però l’indicazione è di dare il ciuccio in modo esclusivo non esiste. Ognuno può decidere di introdurlo o meno, tenendo sempre presente che è un sostituto del seno. Il bambino ha bisogno di succhiare e in risposta al bisogno dovremmo dare il seno. Se per un qualsiasi motivo il seno non glielo vogliamo dare allora possiamo dare il ciuccio, che è un’abitudine che a un certo punto va interrotta, perché dal punto di vista della dentizione è scientificamente provato che fa dei danni abbastanza importanti.
Alcuni pensano che poi sia difficile togliere il bambino al seno con l’allattamento a richiesta, ma anche questo non è vero. Il seno si toglie quando la mamma lo desidera, prima di tutto, alcune volte anche il bambino desidera staccarsi ed è lui che si allontana dalla mamma. A me non è mai successo nei miei due allattamenti, ma conosco diverse mamme a cui è successo. Solitamente sono le mamme, in accordo con il bimbo che lo decidono e a un certo punto mettono in atto delle procedure volte a smettere di allattare. Solitamente meglio informare il bambino spiegando nel modo più serio e sincero del perché la mamma non desidera più dare il latte e piano piano accompagnarlo verso questo cambiamento.
* Aggiungo io: questo nel mondo ideale! Conosco anche tante mamme che hanno finto malattie, seno guasto e pieno di cerotti, seno piccante o acido, con peperoncino, aglio, limone e quant’altro. Ognuno sceglierà le strategie che rendano questo passaggio il più sereno possibile per tutti!
Intanto grazie di nuovo Laura, nel trascrivere questa intervista mi sono venute in mente tante tante altre domande, ma magari ci dedicherò un nuovo post più avanti!
Voi avete qualche altra curiosità?
Fatevi avanti nei commenti!

Cosa ne pensi?